Dienstag, 5. November 2013

Wu Ming


Wu Ming è un collettivo di scrittori proveniente dalla sezione bolognese del Luther Blissett Project (1994-1999), divento celebre con il romanzo Q. A differenza della pseudonimo aperto „Luther Blisset“; „Wu Ming“ indica un preciso nucleo di persone, attivo e presente sulle scene culturali dal gennaio del 2000. Il gruppo è autore di numerosi romanzi, tradotti e pubblicati in molti paesi, autodefinitesi parte del corpus(o „nebulosa“) del New Italian Epic.

Formazione

Il fatto che il gruppo si chiami „senza nome“ ha spesso generato equivoci sul presunto anonimato dei suoi membri. I cui nome anagrafici sono invece noti e riportati anche sul sito ufficiale.

Dal 2000 alla primavera del 2008, la formazione ha compreso:
Roberto Bui (Wu Ming1)
Giovanni Cattabriga (Wu Ming 2)
Luca di Meo (Wu Ming 3)
Federico Guglielmi (Wu Ming 4)
Riccardo Pedrini (Wu Ming 5)

Il 16 settembre 2008 il gruppo ha annunciato l’uscita di Luca di Meo dal collettivo, avvenuta nella primavera precedente.

Ciascuno dei quattro membri ha un nome d'arte individuale, una produzione “solista” e una “voce” autoriale autonoma, riconoscibile dai lettori.

In cinese mandarino “wu ming” significa “senza nome” oppure “cinque nomi”. Il nome d’arte è un inteso tanto come tributo alla dissidenza (“Wu Ming” è un modo di firmarsi frequente presso i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà di parole) quanto come rifiuto dei meccanismi che trasformino lo scrittore in divo.

A questa scelta si lega anche la particolare posizione degli autori in ordine al diritto d`Autore: tutte le opere di Wu Ming sono infatti pubblicate sotto licenza Creativa Commons e dal sito ufficiale del gruppo è possibile scaricare i testi integrali, per i quali è consentita una riproduzione (total o parziale) in qualunque formato, tranne che per scopi commerciale.

Di notevole importanza nella produzione del collettivo è il loro blog Giap.

Il collettivo si impegna in estesi tour di presentazioni e incontri con i lettori e i suoi membri appaiono spesso in pubblico.

I Wu Ming rifiutano di mettersi in posa per servizi fotografici e hanno come politica di non apparire mai in video. Non hanno mai accettato inviti a trasmissioni televisive. Nemmeno sul loro sito ufficiale sono disponibili immagini dei loro volti. La loro politica è quella di apparire soltanto di persona, in carne e ossa.

Il gruppo ha riassunto questa impostazione in un motto: "Trasparenti verso i lettori, opachi verso i media". Ecco come Wu Ming 1 ha spiegato la posizione del gruppo in un'intervista del 2007: Una volta che lo scrittore diventa un volto separato e alienato (nel senso litorale), comincia una ridda cannibalica, quel volto appare ovunque, quasi sempre a sproposito. La foto testimonia la mia assenza, è un vessillo di distanza e solitudine. La foto mi blocca, congela la mia vita in un istante, nega il mio trasformarmi in qualcos'altro, il mio divenire.


Samstag, 10. August 2013

Che amore!


Sophia Loren e Carlo Ponti

Sofia Loren (o "Sophia" com'è conosciuta a livello internazionale, ma il suo vero nome è Sofia Villani Scicolone) era la donna che tutti sognavano. Bellissima, allegra e bravissima. Tanto che, già molto giovane, lavora con alcuni dei migliori registi italiani dell'epoca. Un misto perfettamente riuscito tra una dea romana e una ragazza semplice, di quello che piacciono agli italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Per questo forse, oltre che per la morale cattolica, che nell'Italia di quegli anni è molto presente, la storia d'amore tra Sofia e Carlo è uno scandalo. Lui è un produttore cinematografico lombardo. In quegli anni produce alcuni dei film di registi che faranno la storia del cinema italiano: Roberto Rosselini, Pietro Germi, Mario Monicelli. 
I due si incontrano per la prima volta nel 1951, nello studio di Carlo. Sofia ha solo 17 anni, Carlo ne ha 39 ed è appena diventato padre per la prima volta. Lui sostiene la carriera di Sofia, ma c'è di più: i due si amano profondamente. Carlo ottiene nel 1957 il divorzio dalla moglie in Messico (il divorzio, in Italia, non esista ancora) e li si sposa per procura con Sofia, che è assente. Il matrimonio messicano è annullato in Italia nel 1962, ma Sofia e Carlo si sposano ancora una volta a Sèvres (Francia) nel 1966. Questo loro secondo matrimonio dura più di 40 anni, fino alla morte di lui nel 2007. I due avranno due figli: Carlo junior ed Edoardo.

Freitag, 9. August 2013

La Letteratura italiana, e l'Italia letteraria


La letteratura italiana è naturalmente legata all'identità nazionale. Il discorso storico sulla letteratura si intrecciato fin dalle origini con la prospettiva della nascita di una comunità, che da comunità letteraria è progressivamente diventata comunità nazionale. 

Le storie della letteratura italiana hanno sempre puntato a rivendicare una specificità nazionale della letteratura italiano, da Giovanni Mario Crescimbeni e Giacinto Gimma fino a Girolamo Tiraboschi e Francesco De Sanctis. La letterura è stato perciò il principale veicolo di unificazione degli italiani, al punto che si può parlare di un'Italia letteraria in contrapposizione o in aggiunta all'Italia costruita su base politica, etnica o economica.

Già Dante col De vulgati eloquenti si proponeva di creare una lingua e una letteratura capaci di superare i confini municipali per allargare lo sguardo a su comunità da sentimenti e interessi collettivi, basati prima di tutto sul discorso d'amore e sullo scambio culturale. In seguito testi famosissimi, su un percorso che va dalla canzone Italia mia di Francesco Petrarca alla canzone All'Italia di Giacomo Leopardi, hanno affrontato il problema del rapporto tra letteratura italiana e identità collettiva. Ancora nel corso del Novecento tutti i principali scrittori, da Gabriele D'Annunzio e Filippo Marinetti, passando per Giuseppe Ungaretti e Elio Vittorini, fino a Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino e Umberto Ecco, si sono proposti come interpreti del sentimento nazionale.

Anche quando ci si è voluti opporre alla tradizione nazionale, lo si è fatto all'interno di una prospettiva italiana, come è accaduto ai primordi della neoavanguardia con i romanzi, entrambi pubblicati nel 1963, Fratelli d'Italia di Alberto Arbasino, e Capriccio italiano di Edoardo Sanguineti. Anche in tempi recenti gli scrittori continuano a confrontarsi col problema dell'Italia letteraria, come si evince dai titoli dei romanzi L'Italia spensierata di Francesco Piccolo, e Italia, De Profundis di Giuseppe Genna.

L'ultima proposta letteraria, il New Italian Epic di Wu Ming, si muove anch'esso in questa direzione, con l'individuazione di una linea attuale, tutta italiana e tutta letteraria, di indagine della storia e di lavoro sullo stile. Sulla stesse linea, infine, la raccolta di racconti pubblicati dalla Minimum Fax, a cura di Giorgio Vasta, Anteprima Nazionale (2009), con scritti di Tullio Avoledo, Alessandro Bergonzoni, Ascanio Celestini, Giancarlo de Cataldo, Valerio Evangelisti, Giorgio Falco, Giueseppe Genna, Tommaso Pincio, Wu Ming 1, che raccontano come sarà il nostro paese tra vent'anni.

Sonntag, 4. August 2013

LE TRE CIME DI LAVAREDO



 "Mi sembra di toccare il cielo con un dito". Si dice quando ci si sente felici e in pace con se stessi, magari in vacanza, immersi in uno scenario naturale che ha pochi eguali al mondo. Se poi le dita che toccano il cielo sono tre, immense e scolpiteda madre natura, la meraviglia diventa pura estasi. È il caso delle tre Cime di Lavaredo, fiori all'occhiello delle Dolomiti. Un "indici", un "medio" e un "anulare" affondati alle nuvole o che, nelle giornate più limpide, fendono l'azzuro del cielo. Al confine fra Trentino-Alto Adige e Veneto, fra le province di Bolzano e Belluno, dominano da millenni le Alpi orientali. Non hanno nomi leggendari o fantasiosi. Per riconoscerle basta guardarne la "statura": La Cima Grande è alta 2.999 metri, La Cima Ovest è 2.973 metri, la Cima Piccola 2.857 metri.
Per esplorarle da vicino viene voglia di improvvisarsi alpinisti. Non per niente sono la meta prediletta di chi ha dimestichezza con l'alta quota! C'è chi assicura, però, che affrontarle non è facile. Molto più sicuro e rilassante ammirarle da lontano. Il consiglio è di spingersi in macchina fin dove è possibile, per voi avventurarsi in affascinanti itinerari a piedi. Il più consigliato prevede di lasciare le quattro ruote  al grande parcheggio del Rifugio Auronzo, al quale si arriva con la strada a pedaggio che parte dal Lago di Misurina, in provincia di Belluno. Dal Rifugio parte in un sentiero che, attraverso un "annello" con pendenze accessibili anche ai meno allenati, consente di vedere le vette e di fotografarle dalle più diverse angolazioni.
Appena partiti si può ammirare la chiesetta di Maria Ausiliatrice, poi si arriva al Refugio Lavaredo: da qui in poi le tre Cime si mostrano in tutto il loro splendore e, a seconda dell'ore e delle condizioni meteorologiche, mutano aspetto di continuo come capricciose vip in passerella.

Nei dintorni

Da non perdere è il suggestivo Lago di Misura, specchio d'acqua di origine glaciale chiamato "la perla del Cadore" per la sua preziosa bellezza. Si trova a un'altitudine di 1.754 metri, circondato da boschi e dalla vette dolomitiche, tra cui le Tre Cime di Lavaredo. Un "classico" è il giro del lago, da percorrere a piedi o in bici lungo la deliziosa stradina sterrata che corre lungo la riva. Il paesaggio è solcato da numerosi sentieri: si può salire sul Monte Piana, con vista sulle Tre Cime, o raggiungere con la seggiovia del Col De Varda un punto panoramico da dove ammirare il Gruppo del Cristallo. Per i più mondani, a soli 30 minuti di macchina c`è Cortina d'Ampezzo, detta "la regina delle Dolomiti" non solo per lo splendido scenario montano che la circonda, ma anche per il suo fascino senza tempo, grazie al quale è entrata a far parte - unica località italiana - del Best of Alps, l'associazione che riunisce le 12 località di montagna più raffinata delle Alpi.


Samstag, 3. August 2013

FRITOLE VENEZIANE


Per 4 persone

Ingredienti: 
12 g di lievito di birra
200 g di farina
40 g di uva passa
40 g di pinoli
40 g di cedri canditi
60 g di zucchero
0,5 cl di grappa o rum
olio di semi

Preparazione:
Sciogliete il lievito di birra in poca acqua tiepida e zucchero. Aggiungete la grappa e la farina, poi acqua quanto basta. Lavorate la pasta, copritola con un panna e fatela lievitare in un luogo caldo. 
Quando sarà cresciuta almeno del doppio, unite l'uvetta, i cedri a pezzetti e i pinoli, fate delle palline e friggetele in olio caldo. Poi scolate su carta assorbente, spolveratele con lo zucchero e servitele ancora calde




Sonntag, 28. Juli 2013

Lago di Pilato




È un luogo magico, si capisce al primo sguardo. Basta poi chiedere un po' in giro per scoprire che questo piccolo lago di soli 500 metri di diametro, a 1.941 metri di altitudine, è davvero avvolto da secoli in un fitto intreccio di leggende  e mistero.

Siamo nel Parco dei Monti Sibillini, oltre 70'000 ettari intitolati al grande massiccio calcareo che si estende tra Marche e Umbria. Sul versante marchigiano, proprio al confine con quello umbro, questo specchio d'acqua montano attende placido i visitatori. C'è chi lo chiama il "lago degli occhiali" per la forma degli invasi comunicati, ma il suo vero nome é Lago di Pilato. Secondo una delle tante leggende, il procuratore Ponzio Pilato fu condannato dall'imperatore Vespasiano a una morte senza sepoltura. Legato a un carro trainato da buoi lasciati liberi di vagare, sarebbe precipitato nel lago della cresta della Cima del Redentore. Per secoli, questa leggenda ha attirato nella conca streghe  negromanti, ma quella di Pilato non è l'unica storia che ha contribuito alla fama del luogo.
Nell'antichità era chiamato Lago della Sibilla, come si legge in un documento del 1452, nel quale un giudice assolve la comunità di Montemonaco per  aver accompagnato alcuni cavalieri a consacrare libri magici al Lacus Sibillae. La Sibilla appenninica, un veggente pare alcuni bellissima, di indole buona e circondata da fate, per altre demoniaca, viveva isolata in un antro sul monte che oggi ha preso il suo nome. Vedere la grotta non è possibile, ma per conoscere meglio questa figura si può visitare il museo che le ha dedicato il comune di Montemonaco. Tra gli oggetti espositi c'è che anche la Grande Pietra, un sasso inciso con segni misteriosi, rinvenuto proprio nel Lago di Pilato. Il tesoro più grande è però custodito ancora oggi dalla acque del lago ed è il mollusco Chirocefalo del Marchesoni, un piccolo crostaceo rosso lungo circa 10 millimetri che nuota con il ventre rivolto verso l'alto. È una specie delicatissima e protetta che, ogni primavera- estate, con la schiusa delle uova, colora di rosso le acque del lago, contribuendo a tener viva l'aura di magia che avvolge questi luoghi.
Eppure, a ben guardare, qui l'unica vera magia è quella della natura. Come diceva Goethe nel Faust: "Grandi sono le forze della Montagne, là la natura libera agisce con strapotenza; la stupidità dei preti condanna ciò come una stregoneria"

Escursioni

Il Parco dei Monti Sibillini offre agli amanti del trekking innumerevoli possibilità. Ci sono percorsi per i meno esperti, 17 escursioni più impegnative, oltre 14 itinerari in muontain-bike e 18 sentieri, pensati per i meno sportivi, che partono dai centri storici dei paesi del parco. È imprendibile per gli appassionati il Grande Anello dei Sibillini: 120 km di percorso escursionistico che abbraccia l'intera catena montuoso in 9 tappe. Per maggiori informazioni visitate il sito: www.sibillini.net


Samstag, 27. Juli 2013

Guglielmo Marconi




Guglielmo Marconi, nato a Bologna nel 1974, è senza dubbio il più grande scienziato della nostra epoca. Dedicatosi ancor giovanissimo ai severi studi dell'elettrotecnica gli riesce, dopo tenaci esperimenti e fra il generale scetticismo, a trasmettere notizie a distanza servendosi delle onde elettromagnetiche. Perfezionati i suoi delicati e potenti apparecchi, fu possibile alle Nazioni di stabilire, in numerosi punti del globo, delle stazioni emittenti funzionanti a diversa lunghezza d'onda. Durante i suoi studi, Marconi ebbe modo di visitare tutte le parti del mondo, accolto ovunque con onori ed entusiasmo.
Nel 1909 ottenne il Premio Nobel e diverse Università lo proclamarono dott. h.c. Ma anche in patria fu degnamente onorato: nel 1914 fu nominato Senatore del Regno, nel 1929 fu creato marchese e, infine, raggiunse l'altissima carica di Presidente dell'Accadmia d'Italia.
Innumerevoli sono le esperienze compiute, e i risultati furono tali da meritargli la riconoscenza di tutti i Popoli. Guglielmo Marconi, inventore della Telegrafia e della Telefonia senza filo, si spense a Roma nel 1937 e l'Italia in modo particolare, ne pianse la fine, conscia di aver perduto un purissimo Patriota e la più grande Mente dei tempi nostri.
Oggigiorno, in onore del grande Scomparso, si usa chiamare Marconigrafia la grande invenzione ed è da augurarsi che tale vocabolo entri a far parte, doverosamente, della tecnologia di tutti i Paesi.


Sonntag, 23. Juni 2013

La Sardegna



La Sardegna è la seconda isola più estesa del mar Mediterraneo e una regione italiana a statuto speciale la cui denominazione ufficiale è Regione Autonoma della Sardegna. Lo Statuto Speciale, sancito nella Costituzione del 1948, garantisce l'autonomia amministrativa delle istituzioni locali a tutela delle peculiarità linguistiche e geografiche. Con 1'639'942 abitanti distribuiti in 8 province 3 377 comuni, si posiziona terza in Italia per superficie. La Sardegna é per estensione la seconda isola del Mediterraneo, dopo la Sicilia, e la terza regione italiana, sempre dopo la Sicilia è il Piemonte. Gli abitanti sono 1,68 milioni per una densità demografica di 69 abitanti per km2.

Nonostante l'insularità attenuata solo dalla vicinanza con la Corsica, da cui è separata dalle Bocche di Bonifacio, la posizione strategica al centro del mar Mediterraneo occidentale ha favorito sin dall'antichità i rapporti commerciali e culturali, come gli interessi economici, militari e strategici. In epoca moderna molti viaggiatori e scrittori hanno esaltato la bellezza della Sardegna, immersa in un ambiente ancora incontaminato con diversi endemici e in un paesaggio che ospita le vestigia della civiltà nuragica.

Più dell'80% del territorio è montuoso o collinare per un'estensione complessiva di 16.352 km2, dei quali il 67,9% è formato da colline e da altopiani rocciosi. Alcuni di questi sono assai caratteristici e vengono chiamati giare o gollei se granitici o basaltici, tacchi o tonneri se in arenaria o calcarei. Le montagne sono il 13,6% del territorio e sono formate da rocce molto antiche e livellate dal lento e continuo processo di erosione. 

Le zone pianeggianti occupano il 18,5% del territorio; la pianura più estesa è il Campidano che separa i rilievi centro settentrionali  dai monti dell'Iglesiente, mentre la piana della Nurra si trova nella parte nord-occidentale tra le città di Sassari, Alghero e Porto Torres. 

I fiumi hanno prevalentemente carattere torrentizio. I più importanti sono il Tirso, il Flumendosa, il Coghinas, il Cedrino, il Temo, il Flumini Mannu. I maggiori sono sbarrati da imponenti dighe che formano ampi laghi artificiali utilizzati principalmente per irrigare i campi, tra questi il bacino del lago Omodeo, il più vasto d'Italia. L'unico lago naturale è il lago di Baratz situato a nord di Alghero.

Il clima mediterraneo è tipico di gran parte della Sardegna. Lungo le zone costiere, dove risiede la gran parte della popolazione, grazie alla presenza del mare si hanno inverni miti con le temperature che scendono raramente sotto le zero. Le estati sono calde e secche, caratterizzate da una notevole ventilazione. Anche nelle zone interne pianeggianti e collinari il clima è tipicamente mediterraneo, anche se a causa della maggior lontananza dal mare si registrano temperature invernali più basse ed estive più alte rispetto alle aree costiere. Nelle zone più interne, come gli altopiani e le vallate spesso incastonate tra i rilievi, il clima acquista caratteri continentali, con forti escursioni termiche; qui risultano particolarmente basse le minime invernali in caso di inversione termica, con temperature che possone scendere anche al di sotto dei-10/-12 OC.
Sui massicci montuosi, invece, nei mesi invernali nevica frequentemente e le temperature scendono sotto lo zero.

La Sardegna inoltre è una regione molto ventosa. I venti dominanti sono il maestrale e lo scirocco. 

In Sardegna si parlano diverse lingue romanze: oltre all'italiano, spesso espresso dai locatori nella sua variante regionale, la lingua più diffusa nell'isola è il sardo, considerata la più conservativa tra le lingue neolatine. 


Carnevale tra estasi e mistero

La prima volta compaiono al calar del sole, alla luce del fuochi: sono maschere nere, dall'espressione triste, accompagnata dal suono di campanacci sistemati con matematica precisione, dai più grandi ai più piccoli, sul dorso coperto dalle pelli di una pecora nera. Avanzano con passo cadenzato, ritmico, quasi ipnotico, fra le case in pietra del paese, come animali muti, presi prigionieri.
Soni i Mamuthones, simboli del Carnevale di Mamoiada (Nuoro) e dell'interna Barbagia, accompagnati dagli Issohadores, che indossano uno sgargiante corpetto rosso e una maschera bianca e stringono nelle mani una fune, su soha, che fanno roteare abilmente sulla folla. La scena sembra alludere a una rappresentazione tragica, anche se l'atmosfera della festa prende il sopravvento. Si suona e si balla e, a ogni tappa delle maschere in corteo, si offrono cibi caldi e profumati, carne arrosto, dolci di pasta di mandorle e miele, tazzine colme di vino rosso.

Sembra ancora valido l'invito fatto nel 1954 dallo scrittore Salvatore Cambosu: "Se vuoi un Carnevale che non ce n'è un altro su tutta la terra, vattene a Mamoiada. Vedrai l'armento con maschere di legno, l'armento muto e prigioniero, i vecchi vinti, i giovane vincitori: un Carnevale triste, un Carnevale delle ceneri, storia nostra d'ogni giorno, gioia condita con un po' di fiele e aceto, miele amaro". Nel 2013 il Carnevale si svolge dal 7 al 12 febbraio, dal giovedì al martedì grasso.sono maschere nere, dall'espressione triste, accompagnata dal suono di campanacci sistemati con matematica precisione, dai più grandi ai più piccoli, sul corso coperto dalle pelli di una pecora nera. Dai monti della Barbaia fino alla costa occidentale si consuma allora in Sardegna il rito del Carnevale più scenografico e misterioso del Mediterraneo. La sua genesi, secondo alcuni studiosi, va ricercata nei riti dedicati a Dioniso, dio dell'estasi e dell'energia vitale, venerato in forma di toro, fatto a pezzi dai Titani e poi risuscitato da Zeus, suo padre. 
Il Mamuthone, altro non sarebbe, dunque, che la raffigurazione del dio, e il Carnevale, nelle sue diverse forme, una rappresentazione della sua passione e morte. Per capirci qualcosa in più visitate il Museo delle Maschere mediterranee di Mamoida, con un interessante percorso guidato fra le maschere e il significato del Carnevale festeggiato nella provincia Nuoro:
a Gavoi, dove si radunano centinaia di tamburini che rimbombano all'unisono per il paese il giovedì grasso;
a Fonni, con la maschera di s'urthu (l'orso), che indossa pelle di caprone e ha il viso annerito dalla cenere; 
a Austis, dove i terrificanti Colonganos procedono con solennità quasi mistica, indossando maschere nere decorate con pelli di volpe, di martora, fronde di corbezzolo intrecciate, al suono di un carico di ossa bovine che pendono dalle spalle;
a Ottana, con il travestimento grottesco di sos merdules, vestiti di pelli e abiti logori, con una maschera lignea dai tratti deformi, e di sos boes, con le lunghe corna intagliate nel legno e ravvivate da sgargianti decorazioni.

Anche sulla costa occidentale, a Oristano, smessi gli abiti pastorali e le maschere zoomorfe, il Carnevale si festeggia a cavallo. Si corre la Sartiglia, giostra equestre in cui i cavalieri tentano di infilare con la spada una stella che penzola sulla pista, traendone auspici per l'anno agricolo, ma soprattutto dando sfoggio di abilità. Sfrenata e temeraria è sa carrela'e nani di Santu Lussurgiu, borgo poco distante da Oristano. Qui, fra le alte mura delle case in pietra, abili cavallerizzi lanciati al galoppo si sfidano in pariglie rasentando la folla, in una dimostrazione avvincente di destrezza.
Meno di 20 km più a sud c'è un altro Carnevale da non perdere, quello di Seneghe. Per arrivarci, si attraversano boschi e colline, cascate, nuraghi, chiese romaniche e borghi ben conservati: a Paulilatino c'è il Nuraghe Losa; fra i boschi di San Leonardo, la chiesetta omonima; a Bonacardo il santuario della Madonna di Bonacattu, che risale al VII secolo. Fra gli oliveti secolari, ecco il paese di Seneghe, dove va in scena il Carnevale danzato, che culmina nel Ballo della Stella, nella piazza del paese. Il mare è vicino, costeggiato dalla strada panoramica che porta verso nord: si attraversano campagne coltivate, vigneti del vino malvasia e si arriva a Bosa, con le sue case colorate che digradano dal castello al mare. È qui che il martedì grasso, il Carnevale morente sembra rinascere, acclamato da adulti e bambini che, vestiti di lenzuola bianche e con una laterna in mano, vanno in cerca del suo spirito, cantando e ballando fino a notte fonda.




Samstag, 15. Juni 2013

La Scala dei Turchi


Tutti sanno che il mondo è fatto a scala, ma forse non tutti sanno che al mondo c'è una scala quasi perfetta, costruita dalla natura e non dall'uomo. 
Guardate con i vostri occhi: l'incredibile Scala dei Turchi si trova in Sicilia, in provincia di Agrigento. Parte dal mare, punta dritta verso il cielo ed è talmente bianca e perfetta nelle geometrie che è quasi un'eresia chiamarla "scogliera". Il paese che ha la fortuna di avere la celebre scalinata si chiama Realmonte e non è lontano dalla più nota Porto Empedocle. I suoi abitanti spiegano orgogliosi che della scala si parla spesso nei romanzi del commissario Montalbano e che l'Unesco ha una mezza idea di inserirla nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità.
Intorno alla Scala dei Turchi esistano due storie, una geologica e l'altra leggendaria. La prima dice che questo mirabile sperone roccioso è fatto interamente di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, caratterizzata appunto da quel colore bianco accecante che mette in seria difficoltà anche i fotografi più abili a giocare con la luce.La seconda storia ci riporta alle invasioni moresche, che imperversavano da queste parti nel Cinquecento, con i "Turchi" (così chiamati erroneamente) che si accostavano con i loro vascelli alla falesia e si inerpicavano su per la candida scalinata. Niente di che, intendiamoci, nessuna fatica particolare per gli invasori: allora come oggi, infatti, gli scalini non sono spigolosi e ripidi, tutto l'insieme è dolcemente ondulato. Il che consente ai numerosi turisti e bagnanti di Realmonte di lasciare la spiaggia e, possibilmente nelle ore meno calde della giornata, di avventurarsi fino in cima alla Scala dei Turchi, da dove si può ammirare uno splendido panorama che arriva fino a Capo Rossello, lungo la costa agrigentina.


Samstag, 25. Mai 2013

Il fiume po


Il Po è un fiume dell'Italia settentrionale. La sua lunghezza, 652 km, lo rende il più lungo fiume interamente compreso nel territorio italiano, quello con il bacino più esteso (circa 71 000 km²) e anche quello con la massima portata alla foce, sia essa minima (assoluta 270 m³/s), media (1 540 m³/s) o massima (13 000 m³/s).


Ha origine in Piemonte, bagna quattro capoluoghi di provincia (nell’ordine Torino, Piacenza, Cremona e Ferrara) e segna per lunghi tratti il confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna, nonché tra quest’ultima e il Veneto, prima di sfociare nel mare Adriatico in un vasto delta con 6 rami. Per la maggior parte del suo percorso il Po scorre in territorio pianeggiante, che da esso prende il nome (pianura o valle padana).

In ragione della sua posizione geografica, della sua lunghezza, del suo bacino e degli eventi storici, sociali ed economici che intorno ad esso hanno avuto luogo dall'antichità fino ai giorni nostri, il Po è riconosciuto come il più importante corso fluviale italiano.

Il Po attraversa con il suo corso gran parte dell'Italia settentrionale, da ovest verso est percorrendo tutta la Pianura Padana.


Sulle sue rive abitano circa 16 milioni di persone e sono concentrate oltre un terzo delle industrie e della produzione agricola italiana, così come oltre la metà del patrimonio zootecnico. Ciò rende il Po e il suo bacino una zona nevralgica per l'intera economia italiana ed una delle aree europee con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali.





Corsa del fiume










La sua sorgente si trova in Piemonte in provincia di Cuneo sulle Alpi Cozie e precisamente in Località Pian del Re (comune di Crissolo) ai piedi del Monviso (3.841 m), sotto un grosso masso riportante la targa che ne indica l'origine. Arricchendosi notevolmente dell'apporto di altre innumerevoli sorgenti (non è errato affermare che "il Monviso stesso è la sorgente del Po"), prende a scorrere impetuoso nell'omonima valle.














Da qui sbocca in pianura dopo appena una ventina di km lambendo i territori della città di Saluzzo. In questo tratto vari affluenti arricchiscono la portata del fiume che entra in breve nella provincia di Torino attraversandone lo stesso capoluogo. A Torino il fiume, nonostante abbia percorso solo un centinaio di km dalle sorgenti, è già un corso d'acqua notevole con un letto ampio 200 m e una portata media già prossima ai 100 m³/s.
Con andamento verso est, costeggia poi le estreme propaggini del Monferrato giungendo nella piana Vercellese dove si arricchisce dell'apporto di importanti affluenti come la Dora Baltea e la Sesia. Piegando con corso verso sud, continua poi a lambire in sponda destra il Monferrato in provincia di Alessandria, bagnando le città di Casale Monferrato e Valenza (Italia). Qui funge anche da confine regionale tra Piemonte e Lombardia cominciando ad assumere dimensioni maestose.
Presso Bassignana, il fiume punta definitivamente verso est per merito anche della forte spinta del Tanaro, suo principale tributario di destra. Dopo questa confluenza il Po, ormai possente nella portata (oltre 500 m³/s), entra in territorio lombardo scorrendo in provincia di Pavia. Pochi km a sud del capoluogo pavese il fiume riceve il contributo essenziale del Ticino, suo principale tributario per volume d'acque, diventando così navigabile (grazie alla sua portata ora di oltre 900 m³/s) anche da grosse imbarcazioni sino alla foce.
Dopo questa confluenza il fiume prende a scorrere per parecchi km nella zona di confine tra Lombardia e Emilia-Romagna, bagnando città importanti come Piacenza e Cremona, scorrendo all'interno della provincia di Mantova, ricevendo contributi notevoli dagli affluenti alpini Adda, Oglio e Mincio e moltissimi altri fiumi minori provenienti dall'Appennino che ne accrescono la portata ad oltre 1.500 m³/s.
Giunto infine nella zona di Ferrara il fiume scorre "pensile" sul confine tra Veneto (provincia di Rovigo) ed Emilia-Romagna, nella regione storica del Polesine.
Qui il fiume inizia il suo ampio delta (380 km²), dividendosi in 5 rami principali (Po di Maestra, Po della Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca e Po di Goro) e 14 bocche; un ulteriore ramo secondario (il Po di Volano) che attraversa la città di Ferrara, è ora inattivo. Il grande fiume sfocia quindi nel Mare Adriatico, attraversando territori appartenenti ai Comuni di Ariano nel Polesine, Goro, Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro.
Il delta del Po, per la sua grande valenza ambientale, è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Nel suo corso in pianura il Po si divide spesso in diversi rami formando diverse isole fluviali, la più grande delle quali (escludendo quelle presenti alla foce) è l'Isola Serafini, situata nei pressi della foce dell'Adda a Castelnuovo Bocca d'Adda, ma estesa circa 10 km² all'interno del comune di Monticelli d'Ongina.
Complessivamente il Po attraversa (dalla sorgente alla foce) 13 province: Cuneo, Torino, Vercelli e Alessandria (regione Piemonte), Pavia, Lodi, Cremona e Mantova (regione Lombardia), Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara (regione Emilia-Romagna) e Rovigo (regione Veneto). Sono 183 i comuni rivieraschi (che toccano le sponde del fiume) appartenenti alle 13 province rivierasche del Po

Autorità sul fiume
Fino alla riforma attuata nel 2002, il Po e i suoi affluenti erano soggetti all'autorità del Magistrato per il Po, un organo del Ministero dei lavori pubblici con sede a Parma, istituito nel 1955, dopo la catastrofica alluvione del 1954, per coordinare e, dal 1962, unificare le competenze dei vari organi competenti. Peraltro, già nel 1806 Eugenio di Beauharnais, Viceré d'Italia, aveva istituito un Magistrato civile per lavori generali che riguardano il grande sistema del Po.
In seguito alla riforma del 2002, correlata al decentramento di funzioni dallo Stato alle regioni, l'intero Bacino del Po è stato affidato ad un'agenzia interregionale denominata Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO, anch'essa con sede a Parma, alla quale sono state trasferite le competenze del vecchio Magistrato con in più alcune nuove competenze sulla navigazione interna. 
L'AIPO è un ente strumentale di quattro delle Regioni che compongono il bacino del Po: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La Regione Valle d'Aosta e le province Autonome di Trento e Bolzano usufruiscono di speciali uffici locali. La Regione Liguria e la Regione Toscana affidano la gestione dei corsi d'acqua del bacino ricadenti nei loro territori all'AIPO mediante "protocolli d'intesa" e particolari "convenzioni".
L'attività di pianificazione del bacino è curata dall'Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo), organismo misto Stato-Regioni. L'AIPO attua la pianificazione redatta dall'AdBPo mediante attività di programmazione degli interventi e gestione dei corsi d'acqua, oltre al "servizio di piena", mediante 12 sedi periferiche che coprono l'intero bacino: da ovest verso est, Torino, Alessandria, Pavia, Milano, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio nell'Emilia, Mantova, Modena, Ferrara e Rovigo.




Sonntag, 19. Mai 2013

Giambologna


"Havendo messo il mio studio più nel fare che nel dire….". Giambologna

"Giambologna fu dopo Michelangelo, il massimo scultore del suo secolo e anche le sue opere furono scolpite o gettate in bronzo a Firenze e per Firenze, i bronzetti prodotti dalla sua bottega trasformarono il suo stile in un idioma universale". Questa frase è di John Pope-Hennessy , ed è perfettamente vero. 
Dopo il Buonaroti e prima del Bernini, per un arco di tempo lungo quasi un secolo, lo stile del Giambologna divenne in tutta Europa - da Parigi a Vienna, da Praga a Madrid - lo stile ufficiale delle Academie, delle Corti e delle Chiese. Divenne cioè, come dice John Pope-Hennessy, un vero e proprio "idioma universale". I contemporanei furono affascinati dalla prodigiosa abilità tecnica del Giambologna non meno che dalla sua proposta stilistica in felice equilibrio fra verità e artificio, fra natura e astrazione. Il massimo della mimesi illusionistica nel massimo della sublimazione concettuale e della pregnanza simbolica. Così potremmo definire la maniera del Giambologna e furono questi gli aspetti del suo stile che affascinarono i contemporanei, nell'Europa della Controriforma e degli assolutismi.

Si pensi alla fortuna che incontrarono i suoi modelli canonici. La scultura in bronzo del granduca Cosimo I, collocata in Piazza della Signoria nel 1595, divenne il prototipo della statua equestre celebrativa, l'archetipo della icona bronzea " di Stato" da piazzare nel cuore della città, accanto al Palazzo del Potere, al fine di incutere nei sudditi stupore, timore, reverenziale ammirazione. E infatti a quella statua si ispirarono gli allievi del Giambologna nelle loro più significative imprese europee; Pietro Francavilla a Parigi per il monumento di Enrico IV di Francia,Pietro Tacca a Madrid, per le statue equestri dei re di Spagna Filippo III e Filippo IV. Possiamo dire che la statuaria equestre celebrativa prodotta in Europa nelle Americhe fra XVII e XIX secolo deve al cavallo del Giambologna più di quanto non debba al Marco Aurelio o al Gattamelata. Il successo internazionale del Giambologna è stato così grande ed è durato così a lungo che - notava lo Avery, ultimo monografo dello scultore -  il Mercurio volante concepito a Bologna nel 1563 e soprattutto conosciuto nella variante conservata al Bargello è stato adottato, ai nostri giorni, dai francobolli delle Poste Aeree Australiane.

Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne (Douai, 1529 – Firenze, 1608), è stato uno scultore fiammingo attivo in Italia, in particolare a Firenze.
Questa prima fase dell'educazione artistica dello scultore era forse poco nota anche ai suoi principali biografi, Raffaello Borghini e Filippo Baldinucci, i quali attribuirono maggiore importanza al soggiorno di Giambologna a Roma, dove egli arrivò nel 1550 per studiare le statue antiche nelle collezioni private e le opere dei moderni, in particolare quelle di Michelangelo.
Nel 1552 Giambologna si trasferì a Firenze, trovando ospitalità e protezione nella casa di Bernardo Vecchietti, uomo colto, raffinato e grande collezionista, per il quale egli eseguì le sue prime opere fiorentine, tra cui una Venere in marmo andata perduta, ma della quale esiste un modellino in bronzo conservato al Museo Nazionale del Bargello, in cui si vede la dea inginocchiata nell'atto di asciugarsi.
L'amicizia con il nobile fiorentino fu decisiva per Giambologna perché fu proprio lui a introdurlo nella corte medicea, presentandolo al futuro granduca Francesco I.



Donnerstag, 9. Mai 2013

Brindisi


Brindisi è un comune italiano di 89'610 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Puglia.
Importante centro del Salento nell'Italia meridionale, la città ha rivestito storicamente un importante ruolo commerciale e culturale, dovuto alla sua fortunata posizione verso Oriente e al suo porto naturale, ancora esistente, sul mare Adriatico.

Il comune è membro dell'area vasta brindisina di cui é capofila.

Con un valore aggiunto pro capite pari a 25'037 nel 2009 die Euro Brindisi è al 5 posto tra i comuni della Puglia. 
Geografia fisica

Brindisi sorge su un porto naturale, un'insenatura che si incunea profondamente nella costa adriatica del Puglia. All'interno dei bracci più esterni del porto vi sono le isole Pedagne, un arcipelago minuscolo attualmente non visibile perché utilizzato per scopi militari. (Gruppo scuole Onu, base realizzata ai tempi dell'intervento in Bosnia). Presentando una morfologia del territorio pianeggiante, l'intero territorio comunale rientro nella Piana di Brindisi si caratterizza per l'elevata vocazione agricola dei suoi terreni. Si trova nella parte nord-orientale della pianura salentina, a circa 40 km dalla valle d'Ittrio e quindi dalle prime propaggini delle basse Murge. Poco distante dalla città si trova la Riserva Marina Naturale del WWF di Torre Guaceto. Il Mar Ionio si trova invece a circa 45km.












Le origini del nome

Il toponimo latino Brundisium, attraverso il greco Brentesion, ricalca il vocabolo messapico Brention: testa di cervo.
Il nome della città sembra, quindi, riferirsi alla forma del porto che richiama la forma della testa dell'animale.

Lo stemma

Lo stemma della città Brindisi, trae origine da alcune caratteristiche peculiari dell'antica città di Brindisi, alcune di esse ancora oggi visibile. La testa di cervo deriva dal toponimo messapico della città "Brention", toponimo ispirato dalla forma del porto cittadino, che ricorda, appunto, le ramificazioni delle corna di un cervo: ciò è chiaramente visibile ancora oggi nelle foto satellitari, che evidenziano i due seni, di levante e di ponente, in cui il porto è diviso. Nello stemma sono inoltre presenti le cosiddette "colonne terminal" della Via Appia, visibili oggi in cima a quella che è comunemente denominata la " Scalinata Virgilio".



Freitag, 5. April 2013

Stracciatella


Perché un gusto del gelato si chiama stracciatella?

Tutti i bambini di Roma, nelle fredde sere d'inverno, mangiano un piatto tipico della cucina locale, la stracciatella in brodo. Si tratta di una minestra fatta di uova sbattute con parmigiano e un po' di noce moscata, gettate per un minuto nel brodo caldissimo e mescolate con una frusta. Le uova formano degli "stracotti", cioè piccolissimi pezzi di forma irregolare. È un piatto molto semplice e saporito, nato probabilmente in tempo di guerra. È stato chiamato "stracciatella" anche in gusto del gelato (realizzato per la prima volta negli anni Sessanta), composto di crema di latte con aggiunta di piccoli pezzi di cioccolato fondente, simili nella forma  agli "straccetti" di uovo nella minestra.
Esiste anche un terzo esempio di uso della parole "stracciatella", per indicare l'interno della buratta. La buratta è un formaggio fresco tipico della Puglia, che ha al centro una farcitura di pasta filata lavorata con crema di panna fresca e "stracciata" a mano.

Donnerstag, 4. April 2013

Valentino


"La moda deve far sognare le donne e deve saper esaltare la loro femminilità senza mai scadere nella volgarità"
VALENTINO


























L'ultimo imperatore della moda

Eleganza, stile, raffinatezza, bellezza. Sono queste le parole più adatte a descrivere la moda di Valentino Garavani, o più semplicemente Valentino. Valentino è una leggenda. Leggendari sono i suoi vestiti, il rosso Valentino - la tipica sfumatura di rosso da lui creata - le la V, simbolo del suo marchio. Leggendaria è la sua carriera durata quasi 50 anni, fino al 2008. Questo genio, figlio della provincia italiana, nasce a Voghera l'11 maggio di 80 anni fa. Giovanissimo, comincia a lavorare a Parigi. Negli anni Sessanta diventa un grande della moda a livello mondiale. Fondamentale è l'aiuto di Giancarlo Giammetti, socio, compagno di vita e curatore dell'immagine del marchio Valentino.

Valentino apre il suo atelier a Roma, a Palazzo Mignanelli, in Via Condotti. Nel 1962 fa la sua prima sfilata a Palazzo Pitti, a Firenze. Il successo non si ferma. Nelle Roma della Dolce vita, diventa lo stilista preferito di dive del cinema e donne famose: Liz Taylor, Sofia Loren, Jacqueline Kennedy Onassis. qual è il segreto del suo successo? "Sono sempre andato avanti per la mia strada", ha detto. La bellezza è stata la sua musa e non si è fatto mai influenzare dalle mode nella moda, come lo stile grunge e minimalista di certi stilisti, che considera "una vera offesa alle donne". Oggi Valentino è un raffinato ed elegante pensionato e non ama la moda guidata dal finanza, che pensa solo al profitto. Dopo l'addio e la vendita del suo marchio, disegna costumi per balletti, vestiti per occasioni e clienti speciali.