Sonntag, 19. Mai 2013

Giambologna


"Havendo messo il mio studio più nel fare che nel dire….". Giambologna

"Giambologna fu dopo Michelangelo, il massimo scultore del suo secolo e anche le sue opere furono scolpite o gettate in bronzo a Firenze e per Firenze, i bronzetti prodotti dalla sua bottega trasformarono il suo stile in un idioma universale". Questa frase è di John Pope-Hennessy , ed è perfettamente vero. 
Dopo il Buonaroti e prima del Bernini, per un arco di tempo lungo quasi un secolo, lo stile del Giambologna divenne in tutta Europa - da Parigi a Vienna, da Praga a Madrid - lo stile ufficiale delle Academie, delle Corti e delle Chiese. Divenne cioè, come dice John Pope-Hennessy, un vero e proprio "idioma universale". I contemporanei furono affascinati dalla prodigiosa abilità tecnica del Giambologna non meno che dalla sua proposta stilistica in felice equilibrio fra verità e artificio, fra natura e astrazione. Il massimo della mimesi illusionistica nel massimo della sublimazione concettuale e della pregnanza simbolica. Così potremmo definire la maniera del Giambologna e furono questi gli aspetti del suo stile che affascinarono i contemporanei, nell'Europa della Controriforma e degli assolutismi.

Si pensi alla fortuna che incontrarono i suoi modelli canonici. La scultura in bronzo del granduca Cosimo I, collocata in Piazza della Signoria nel 1595, divenne il prototipo della statua equestre celebrativa, l'archetipo della icona bronzea " di Stato" da piazzare nel cuore della città, accanto al Palazzo del Potere, al fine di incutere nei sudditi stupore, timore, reverenziale ammirazione. E infatti a quella statua si ispirarono gli allievi del Giambologna nelle loro più significative imprese europee; Pietro Francavilla a Parigi per il monumento di Enrico IV di Francia,Pietro Tacca a Madrid, per le statue equestri dei re di Spagna Filippo III e Filippo IV. Possiamo dire che la statuaria equestre celebrativa prodotta in Europa nelle Americhe fra XVII e XIX secolo deve al cavallo del Giambologna più di quanto non debba al Marco Aurelio o al Gattamelata. Il successo internazionale del Giambologna è stato così grande ed è durato così a lungo che - notava lo Avery, ultimo monografo dello scultore -  il Mercurio volante concepito a Bologna nel 1563 e soprattutto conosciuto nella variante conservata al Bargello è stato adottato, ai nostri giorni, dai francobolli delle Poste Aeree Australiane.

Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne (Douai, 1529 – Firenze, 1608), è stato uno scultore fiammingo attivo in Italia, in particolare a Firenze.
Questa prima fase dell'educazione artistica dello scultore era forse poco nota anche ai suoi principali biografi, Raffaello Borghini e Filippo Baldinucci, i quali attribuirono maggiore importanza al soggiorno di Giambologna a Roma, dove egli arrivò nel 1550 per studiare le statue antiche nelle collezioni private e le opere dei moderni, in particolare quelle di Michelangelo.
Nel 1552 Giambologna si trasferì a Firenze, trovando ospitalità e protezione nella casa di Bernardo Vecchietti, uomo colto, raffinato e grande collezionista, per il quale egli eseguì le sue prime opere fiorentine, tra cui una Venere in marmo andata perduta, ma della quale esiste un modellino in bronzo conservato al Museo Nazionale del Bargello, in cui si vede la dea inginocchiata nell'atto di asciugarsi.
L'amicizia con il nobile fiorentino fu decisiva per Giambologna perché fu proprio lui a introdurlo nella corte medicea, presentandolo al futuro granduca Francesco I.



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