"Havendo messo il mio studio più nel fare che nel dire….". Giambologna
"Giambologna fu dopo Michelangelo, il massimo scultore del suo secolo e anche le sue opere furono scolpite o gettate in bronzo a Firenze e per Firenze, i bronzetti prodotti dalla sua bottega trasformarono il suo stile in un idioma universale". Questa frase è di John Pope-Hennessy , ed è perfettamente vero.

Si pensi alla fortuna che incontrarono i suoi modelli canonici. La scultura in bronzo del granduca Cosimo I, collocata in Piazza della Signoria nel 1595, divenne il prototipo della statua equestre celebrativa, l'archetipo della icona bronzea " di Stato" da piazzare nel cuore della città, accanto al Palazzo del Potere, al fine di incutere nei sudditi stupore, timore, reverenziale ammirazione. E infatti a quella statua si ispirarono gli allievi del Giambologna nelle loro più significative imprese europee; Pietro Francavilla a Parigi per il monumento di Enrico IV di Francia,Pietro Tacca a Madrid, per le statue equestri dei re di Spagna Filippo III e Filippo IV. Possiamo dire che la statuaria equestre celebrativa prodotta in Europa nelle Americhe fra XVII e XIX secolo deve al cavallo del Giambologna più di quanto non debba al Marco Aurelio o al Gattamelata. Il successo internazionale del Giambologna è stato così grande ed è durato così a lungo che - notava lo Avery, ultimo monografo dello scultore - il Mercurio volante concepito a Bologna nel 1563 e soprattutto conosciuto nella variante conservata al Bargello è stato adottato, ai nostri giorni, dai francobolli delle Poste Aeree Australiane.

Questa prima fase dell'educazione artistica dello scultore era forse poco nota anche ai suoi principali biografi, Raffaello Borghini e Filippo Baldinucci, i quali attribuirono maggiore importanza al soggiorno di Giambologna a Roma, dove egli arrivò nel 1550 per studiare le statue antiche nelle collezioni private e le opere dei moderni, in particolare quelle di Michelangelo.

L'amicizia con il nobile fiorentino fu decisiva per Giambologna perché fu proprio lui a introdurlo nella corte medicea, presentandolo al futuro granduca Francesco I.
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