Freitag, 31. Oktober 2014

San Marino

La Serenissima Repubblica di San Marino, spesso abbreviata in Repubblica di San Marino o semplicemente in San Marino, è uno Stato dell'Europa meridionale situato nel centro-nord della penisola italica, al confine tra le regioni Emilia-Romagna e Marche. Ha un'estensione territoriale di 61'19 km2 popolati da 32.538 abitanti. È uno dei meno popolosi fra gli Stati membri del Consiglio d?Europa e delle Nazione Unite. La capitale è Città di San Marino. La lingua ufficiale è italiano. Gli abitanti sono chiamati sammarinesi.
A partire dal 2008 il centro storico della Città di San Marino e il monte Titano sono stati inseriti dall'Unesco tra i patrimoni dell'umanità in quanto testimonianza della continuità di una repubblica libera fin dal Medioevo.

Geografica fisica
San Marino è il terzo Stato più piccolo d'Europa ed è uno Stato senza sbocco al mare. Il suo territorio ha la forma di un quadrilatero irregolare con rilievo prevalentemente collinare ad eccezione del monte Titano alto 850m e costituito da una massiccia placca di calcari arenari risalenti al Miocene.

La Repubblica di San Marino comprende l'alta valle dell'Ausa, la parte sinistra dell'alta valle del Marano e quasi tutta la valle del rio San Marino, tributario del Marecchia.

Geografica politica
San Marino è un'enclave situata all'interno dell'Italia, compresa tra l'Emilio-Romagna a nord, a ovest, a est e a sud-est, e le Marche a sud-ovest.

La Repubblica di San Marino è suddivisa in nove amministrazioni locali chiamate castelli, ognuna delle quali porta il nome del proprio capoluogo; tali amministrazioni vengono rette da giunte di Casello.

Il centro più popoloso delle Republicca è Dogana, che non è un castello autonomo ma una curazia di Serravalle.

I nove castelli si suddividono in 43 curazie, corrispondenti alle frazioni italiane. Serravalle ne conta 8, città di San Marino 7, Chiesanuova 7, Borgo Maggiore 6, Domagnano 5, Faetano 4, Fiorentino 3, Acquaviva 2 e Montegiradino 1.

Demografia

La popolazione ammonta a 32 538 abitanti (al marzo 2013) ed è composta in prevalenza da cittadini sammarinesi (85%) e italiani (10%). Gli stranieri residenti a San Marino sono in tutto 5002. La religione prevalente è quella cattolica. (cattolica 88,7%, pentecostale 1,8%, altre 9,5%).

Lingua: italiano, romagnolo

Tuttora sono circa 17 00 i sammarinesi residenti all'estero; complessivamente, i cittadini sammarinesi sono 45 231. I residenti all'estero vivano soprattutto in Italia, fra Emilo-Romagna e Marche. In tutto il mondo sono presenti comunità di sammarinesi ufficialmente riconosciute dal Consiglio dei XII , la più grande delle quali e quella di Detroit cin circa un migliao di aderenti. A tali comunità aderiscono attualmente 6 695 persone. La Repubblica di San Marino è legata al famoso cantante Little Tony., infatti lui non ha mai richiesto la cittadanza italiana.

Clima

Secondo la classificazione dei climi di Köppen il, clima è di tipo temperato delle medie latitudini con mancanza di una stagione asciutta e con estate molto calda. Il clima é mite, con estati calde e inverni freschi con abbondanti precipitazioni nevose.




Lucio Dalla



Lucio Dalla (Bologna, 4 marzo 1943 - Montreux, 1° marzo 2012) è stato un musicista, cantautore e attore italiano.
Musicista di formazione Jazz, è stato uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato con curiosità ed eclettismo nei più svariati generi musicali, collaborando e duellando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura, anche paroliere e autore dei suoi testi. Nell'arco della sua lunghissima carriera, che ha raggiunto i cinquant'anni di attività, ha sempre suonato da tastierista, sassofonista e clarinettista, sua grande passione fin da giovanissimo. La sua copiosa produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d'autore; arrivando a varcare i confini dell'Opera e della musica lirica. Inoltre è stato un autore conosciuto anche all'estero ed alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue.

Figlio del bolognese Giuseppe Dalla, direttore in città del club di tiro a volo (sarà citato in Come è profondo il mare: "Bappo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani…..") e della sarta e casalinga Iole Melotti, (ritratta nella copertina dell'album Cambio), Dalla trascorre la prima parte dell'infanzia nella sua Bologna. Quando, nel 1950, il padre muore stroncato da un tumore, la madre decide di istruirlo presso il Collegio Vescovile Pio X di Treviso, dove trascorre le scuole elementari iniziando ad esibirsi nelle varie recite scolastiche. Dalla più avanti tornerà a parlare della morte del padre, in varie interviste rilasciamenti primi anni ottanta: "Avevo sette anni….Provai la sensazione struggente di una perdita che mi consentiva di dire a me stesso con pietà e tenerezza: a oggi sono solo come un cane". Ancora: " Così ho imparato a fare della mia vita un modello di solitudine, cioè a cercarmela a organizzarmela a viverla, questa mia solitudine, come un momento di benessere profondo, necessario per una corretta lettura dell'esistenza".

Tra l'altro suo zio Ariodante Dalla è stato un cantante melodico molto popolare negli anni quaranta e cinquanta e proprio all'inizio di quest'ultimi, il piccolo Lucio impara a suonare la fisarmonica. Anche in merito a questo Dalla ha più volte ricordato come sua madre fosse convinta di avere un figlio geneticamente portato per lo spettacolo a l'arte, non ostacolandolo mai nei suoi propositi di entrare nel mondo della musica: "Avevo undici anni, quando mia madre, donna strana, una stilista che non sapeva mettere un bottone, mi portò in un istituto psicotecnico di Bologna, per un test sulle mie attitudini, risultò che ero un mezzo deficiente". Ancora: "Mia madre sospettava fossi un genio, anche per questo mi lasciò partire a quindici anni per Roma". Il percorso scolastico di Dalla , infatti, non fu mai lineare: terminate le scuole dell'obbligo iniziò prima ragioneria, passando poi al liceo classico e infine al liceo linguistico. "A scuola andavo male - ricorderà l'artista, nel 2001, in un'intervista a la Repubblica-, preferivo andare in giro a suonare. A 17 anni ero già a Roma a fare musica".

Tornato adolescente a Bologna, si appassiona al Jazz. Walter Fantuzzi, marito di una collega della madre, con il quale Lucio trascorreva le vacanze in Puglia, gli regala, per il suo decimo compleanno un clarinetto. Il giovane Lucio, così, da assoluto autodidatta, impara a suonare lo strumento, esibendosi in alcuni gruppi dilettantistici della città. In qualità di clarinettista, diviene membro di un complesso jazz bolognese, la Rheno Dixiland Band, di cui fa parte anche il regista Pupi Avati, il quale sentendosi "chiuso" dal talento di Dalla, abbandona presto il gruppo, trovando in futuro la via del cinema.

Freitag, 29. August 2014

Laura Boldrini


C'è chi dice il suo impegno politico sia iniziato nel 1981, con un viaggio in Venezuela. Laura Boldrini, prima di cinque fratelli, aveva 20 anni. Quel viaggio nel paese sudamericano, a raccogliere riso tra i contadini venezuelani, i campesinos, sarà solo il primo di una lunga serie….Laura Boldrini é cresciuta nelle campagne nei pressi di Jesi. In un'intervista a Famiglia Cristiana ci ha tenuto a ricordare che proprio l'esperienza degli scout nella parrocchia di Jesi le ha insegnato "la vita di gruppo e il rispetto dei più deboli". Ancora oggi, che è famosa in tutta Italia, torna spesso nella casa di famiglia, nelle campagne di Mergo. Quanto al principio della difesa dei più deboli e dei loro diritti, l'avvocato Boldrini non l'ha mai dimenticato. Già quando studiava Giurisprudenza a Roma, sentiva di farlo per " rappresentare e difendere i diritti degli ultimi". Proprio con queste belle parole, il 16 marzo 2013, la neopresidente della camera Boldrini ha ringraziato i 327 deputati che l'avevano appena eletta.

In Italia, una donna alla guida di un ramo del parlamento non è una novità. Dopo Nilde Jotti e Irene Pivetti, Laura Boldrini è la terza donna a ricoprire l'alto incarico. La novità, semmai - per dirla ancora con il suo discorso inaugurale - è che lei vorrebbe fare "di questa camera la casa della buona politica". Vorrebbe provare, insomma, a riconciliare gli italiani, che non hanno più fiducia nella "casta", nei politici e che non sentono il parlamento come la oro "casa". Speriamo che questa tenace marchigiana, approdata alla politica pochi mesi fa per il partito Sel (Sinistra ecologia e libertà), riesca nell'ardua impresa. I numeri per ricreare la pace tra gli italiani e le istituzioni lei - dapprima giornalista per l'agenzia Aise (Agenzia italiana stampa ed emigrazione, poi per la Rai - ce li ha. Già nel 1989 lavorava per i programmi alimentari mondiali della Fao. Sino al 2012 è stata l'infaticabile portavoce dell'Unhcr, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati. I viaggi (la sua casa di Roma é piena di souvenir e vecchie valigie) e la difesa dei diritti umani sono i temi di tutta una vita. La differenza rispetto ai suoi primi impegni umanitari in Angola o in Afghanistan, nel Sudan o nell'ex Iugoslavia, come ha detto di recente, é che "ora abbiamo il mondo in casa nostra, un'occasione da non perdere". 
Laura Boldrini è ottimista, oltre che tenace. Anche l'Italia, come altri paesi del mediterraneo, è la meta di profughi da tanti paesi africani. Un tema al quale ha già dedicato un libro al titolo significativo: Tutti indietro (Rizzoli editore, 2010). Gli umiliati, i perseguitati cercano un tetto in Italia, ma noi siamo cambiati. La Boldrini scrive: "Negli ultimi anni, la sensibilità degli italiani è cambiata. La grave crisi economica, una terribile disoccupazione - ma anche certi partiti e certi politici - hanno seminato intolleranze e paura tra gli italiani rispetto agli immigranti". A questo tema ha dedicato il suo ultimo libro, Sole le montagne non si incontrano mai, uscito, sempre per Rizzoli, il 20 marzo scorso, in cui racconta la storia di Murayo, una ragazza somala, in Italia dal 1994, che ha incontrato il padre naturale. Sì, l'Italia è piena di brutte storie, di diavolenza e sfruttamento, ma anche di famiglie ospitali, magari povere, che cercano di integrare gli stranieri, di non sbattere la porta in faccia al mondo. A questi italiani Laura Boldrini, appena eletta presidente della camera, ha promesso di dedicare le sue forze. "Farò in modo - ha detto - che questa istituzione diventi luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno". Non solo dei giovani immigrati, pensionati, disoccupati o precari, ma anche delle donne "che subiscono umiliazioni e violenze", o di imprenditori "schiacciati dal peso della crisi". Non ci resta che augurare buon lavoro alla nuova presidente della camera. 


Sonntag, 24. August 2014

Le ville dei Medici


Famosa in tutta Europa per la sua potenza e il suo mecenatismo; eretta a simbolo del Rinascimento anche grazie alle straordinarie collezioni d'arte giunte fino ai giorni nostri, la famiglia toscana dei Medici ha recentemente ottenuto un nuovo riconoscimento: le Ville Medicee sono state inserite dall'Unesco nella lista dei Patrimoni dell'Umanità come 49° sito in Italia. Si tratta di 12 ville e di due giardini monumentali.

Non é la "prima volta"

Finora sono 981 i luoghi Patrimonio Unesco nel mondo, ma sia per Firenze, sia per i Medici, non si tratta della "prima volta". Nel 1982, infatti, l'intero centro storico della città di Firenze era diventato Patrimonio dell'Umanità. Anche in quel caso, c'entravano i Medici, visto che Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti e Palazzo Medici Riccardi sono tutti dimore o luoghi di lavoro di questa potente e celebre famiglia. Del resto la città iniziò a crescere, nel Quattrocento, parallelamente al potere della casata, che si manifestò anche con un generoso mecenatismo. In tre secoli Firenze diventò simbolo della grandezza e della disponibilità economica di banchieri e principi anche grazie alla presenza di architetti e artisti come Brunelleschi e Leon Battista Alberti, di pittori come Masaccio e Botticelli, di scultori tra cui Donatello o Michelangelo. L'importanza dei Medici fu enorme non solo per la storia di Firenze, dove governarono dal XV al XVIII secolo, ma per l'intera Penisola. La casata espresse per esempio vari papi, tra cui Leone X, grande mecenate e nel 1521 autore della scomunica di Lutero, e Clemente VII (1523-1534). Nel 1547 Caterina de'Medici, moglie di Enrico II di Valois, divenne regina di Francia. Il potere passò poi nelle mani dei Lorena, che restarono in sella fino al 1859; successivamente Firenze entrò a far parte del nuovo Regno d'Italia, per diventarne la capitale dal  1865 al 1871.
Costruito sull'antico insediamento romano, le cui fondamenta sono ancora visibili al civico 10 di Via dei Calcaiuoli, il centro storico di Firenze è uno scrigno di tesori artistici e architettonici famosi in tutto il mondo. Se il cuore spirituale  è in Piazza Santa Maria - con il campanile di Giotto a fianco della Cattedrale e, di fronte, il Battistero -, quello laico è in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio. Le due piazze sono collegate da Via dei Calcaiuoli, dove oggi ci sonni i negozi mentre un tempo si aprivano i laboratori di Michelozzo e Donatello (al civico 97r). Arrivati in Piazza della Signoria si può seguire con lo sguardo il celebre Corridoio Vassariano fra i palazzi e le case-torri della città. Oltre all'emozione che si prova nel guardare Firenze da una prospettiva insolita, i visitatori hanno l'occasione di ammirare una ricchissima collezione di autoritratti contemporanei. L'ultimo è stato donato dall'artista americano Bill Viola ed è intitolato Submerged: uno schermo al plasma raffigura l'artista immerso a occhi chiusi nell'acqua. 

Il nuovo riconoscimento

Il nuovo riconoscimento di universalità avrebbe fatto molto piacere ai Medici, che dello studio e dell'arte avevano fatto un segno distintivo. Le Ville dei medici, infatti, si presentano proprio come un innovativo strumento di gestione del potere. Costruite tra il XV e il XVII secolo lungo le vie di comunicazione e per controllare luoghi appena conquistati o bonificati, svolgono la funzione dei tradizionali castelli, ma non sono più soltanto fortezze militari. Anzi, sono spesso dotate di parchi stupendi, divenuti un modello imitato in tutta Europa. Non a caso, tra le ville riconosciute dall'Unesco, rientrano anche due giardini, quello di Boboli e quello di Pratolino.

I Giardini…

Al Giardino di Boboli si arriva seguendo il percorso aero del Corridoio Vasariano che, attraversando Ponte Vecchio, raggiunge la grande Piazza Pitti. Il terreno fu acquistato nel 1954 da Eleonora di Toledo, moglie di Cosima I, con il Palazzo che fu, appunto, dei Pitti. La sistemazione del giardino si deve a Nicolò Tribolo, architetto di corte che aveva già lavorato dieci anni prima ai giardini della Villa di Castello, la residenza di campagna di Cosimo I. Tribolo morì prima di vedere finito il suo gioiello e i lavori di completamento vennero affidati a Bartolomeo Ammannati e a Bernardo Buontalenti. Caratteristiche del parco sono il disegno geometrico, la presenza di piante sempreverdi, come il lecci e l'alloro, e l'abbondanza di statue. La sistemazione cinquecentesca del giardino si può ammirare in una delle lunette realizzate da Giusto Utens per la Villa di Artiminio, oggi custodite a Villa La Petraia. Per godere una vista mozzafiato e insolita su Firenze dal parco, il punto più suggestivo del giardino di Boboli è il Kaffeehaus, raro esempio di Rococo toscana. Il padiglione venne costruito nel 1776 per volere del granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena (1747-1792), che qui veniva a prendere il caffè con la sua corte. Boboli è il cuore verde della città: 45.000 m2 con una prima impostazione rinascimentale alla quale, nei secoli, si sono aggiunti labirinti di viale, fontane, grotte e laghetti. Vasce e fontanelle sbucano ovunque: il filo conduttore è infatti, l'acqua, che si raccoglie nel bacino del Nettuno, al centro del quale c`è una fontana. Alla sommità del bacino si trova invece la statue dell'Abondanza (1636), in marmo bianco, commissionata da FRANCESCO I DE'MEDICI in ricordo della "sfortunata" moglie, la granduchessa Giovanna d'Austria, morta a solo 32 anni, nel 1578, per un misterioso incidente a palazzo. Una storia di intrighi, amore e potere che non ha niente da invidiare alle soap opera di oggi.
Francesca I era un uomo inquieto e Govanna la più giovane delle figlie dell'imperatore Ferdinando I d'Amburgo. Per il loro matrimonio, nel 1565, Firenze si era completamente trasformata: affreschi con panorami dell'Austria avevano abbellito il chiostro di Palazzo Vecchio; era stato persino realizzato il Corridoio Vasariano, per consentire alla prima granduchessa di Toscana di muoversi indisturbata fra Palazzo Pitti e Palazzo Vecchio, senza dover affrontare le pericolose strade della città. La Fontana del Nettuno, in Piazza della Signoria, era stata inaugurata proprio il giorno del matrimonio. Giovanna aveva probabilmente un carattere troppo mite per il marito,che non riuscì mai ad amarla. Come se non bastasse, la granduchessa ebbe solo figlie femmine. Francesco I riservava tutte le sue attenzioni a una nobildonna veneziana già sposata, Bianca Cappello. I loro incontri, sempre meno segreti, si svolgevano a Villa di Castello o a Pratolino, proprio nelle splendide dimore che erano state costruite per la pace e il ristoro. Il legame divenne ufficiale nel 1579, un anno dopo la morte di Giovanna per una banale caduta dalle scale e il quasi contemporaneo omicidio del marito di Bianca Capello. L'idillio fu però di breve durata: Francesco I e la nobildonna veneziana morirono insieme nella splendida Villa di Poggio a Caiano solo qualche anno dopo, nel 1587. Le cronache dell'epoca parlarono di febbri, ma quando, nello 2006, i loro resti sono stati ritrovati, le analisi hanno rilevato la presenza di arsenico.. Antonio, il figlio della coppia, nato prima del nozze, fu estromesso dalla successione dallo zio Fedinando I. Francesco I è oggi sepolto con Giovanna d'Austria nella cripta delle Cappelle Medicee, nella basilica di San Lorenzo.
L'altro parco riconosciuto dall'Unesco Patrimonio del'Umanità è quello della villa distrutta di Pratolino. Il destino di questo capolavoro di giochi d'acqua e di stranezze ammirato in tutta Europa fu tragico: prima vi fu l'abbandono, poi la depredazione e infine, addirittura, la demolizione della villa, tra il 1821 e il 1824. I costi di restauro e mantenimento furono giudicati troppo alti e si decise per la demolizione degli edifici e la trasformazione del parco in stile manierista, ideato dal Buontalenti, in un giardino all'inglese. I Demidoff, gli industriali russi che acquistarono la tenuta nella seconda metà dell'Ottocento ristrutturarono solo una parte delle pagherei e quello che era rimasto del parco all'inglese. Eppure Francesco I aveva speso un patrimonio per costruire questa villa, ben 782.000 scudi, il doppio di quanto era stato necessario per il Palazzo degli Uffizi. Ci lavorarono il Buontalenti, l'Ammannati, Valerio Cioli, Vincenzo Danti e il Giambologna, che realizzò l'affascinante scultura chiamata Colosso dell'Appennino (1580), alta 14 metri. L'ultimo discendente dei Demidoff ha lasciato la tenuta in eredità alla provincia di Firenze nel 1981. Il parco dista una mezz'ora dal centro della città e si raggiunge con l'autobus numero 25. Rimane chiuso nel periodo invernale, ma in estate ospita numerose mostre d'arte e iniziative di osservazione astronomica.

…. e le ville

Le ville risalgono a periodi diversi, come rivelano le loro caratteristiche architettoniche. Mentre le prime conservano ancora l'aspetto severo delle fortificazioni della fine del Trecento (torrette e fossati), quelle costruite a partire dal Quattrocento, dotate di logge e giardini, hanno la funzione esclusiva di luogo di riposo e di svago. Fu Cosimo il Vecchio a far ristrutturare le prime, il Castello del Trebbio e quello di Cafaggiolo, che servivano per controllare i fondi agricoli nelle zone del Mugello, luogo di origine della famiglia de'Medici. Alla preesistente struttura difensivo-militari aggiunse cortili, logge e giardini. In seguito diede a Michelozzo l'incarico di ristrutturare la villa di Carreggi, dove nacque e morì suo nipote Lorenzo il Magnifico. Da allora in poi, le ville vennero costruite in stile rinascimentale. La prima fu quello di Fiesole, realizzata per Giovanni de'Medici, il figlio prediletto di Cosimo il Vecchio.  Alla fine del 1500 il sistema territoriale delle ville, più altre minori, per un totale di una trentina. Questo periodo si concluse con Ferdinand I, successore del fratello Francesco I e figlio di Cosimo I, a cui si deve la costruzione della Villa di Serravezza, importante per la posizione strategica vicino alle cave di marmo di Carrara.
Ferdinando aveva un carattere molto diverso da quello del fratello Francesco. Era un ottimo amministratore e un buon legislatore. A lui si deve, per esempio, la Costituzione Livornina, una serie di provvedimenti per incrementare il numero di abitanti di Livorno e favorire la crescita economica della città. Grazie a quelle leggi furono accolti gli ebrei in fuga dalla Spagna dopo l'editto di espulsione emenato da Isabella di Castiglia nel 1492. Il granduca Ferdinando mantenne fede anche alla tradizione di mecenatismo dei Medici, commissionando al Buontalenti la costruzione del Forte Belvedere e al Giambologna la statua a cavallo del padre, Cosimo I, che abcora si trova in Piazza della Signoria. A lui si deve anche la costruzione delle Cappelle Medicee, nella basilica di San Lorenzo, e l'istiziuone di laboratori artistici, tra cui  l'Opicio delle pietre dure (1598), creato per lavorare gli intarsi di pietre preziose destinati a ornare le Cappelle. L'Opificio è oggi una delle massime istituzioni di restauro al mondo. Per fare qualche esempio, attualmente vi è custodita per restauro L'adorazione dei Magi di Leonardo (1481-82). Ferdinando I comprò la villa di Artimino, detta anche la villa dei cento camini. Inoltre trasformò la Petraia a Castello. La Petraia diventò una residenza principessa, ancora oggi una delle più affascinanti ville medicee; Castello custodisce una collezione unica: 500 piante di agrumi ornamentali, frutto di bizzarri innesti e sperimentazioni praticati sin dai tempi dei Medici. Oggi sono proprietà privata la Villa di Fiesole, quello di Artimino, la Villa di Castello, che è sede dell'Accademia della Crusca, i castelli di Cafaggiolo e Trebbio. Anche la Villa del Poggio Imperale è chiusa al pubblico, perché dal 1865 sede dell'educandato statale della Santissima Annunziata, uno dei primi collegi femminili d'Europa dove ha anche studiato Maria José, l'ultima regina d'Italia. Adesso che sono Patrimonio dell'Umanità, sarà possibile visitarla? " Inizieremo a lavorare dalla valorizzazione delle più facilmente fruibili dal pubblico - mi spiega Isabella Lapi, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana e autrice del libro Le ville Medicee, guida completa (2003). La tutela che arriva oggi dall'Unesco ci permetterà di garantire la valorizzazione e la gestione unitaria di questo patrimonio." 

Samstag, 9. August 2014

L'Etna



L'Etna è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel Quaternario e rappresenta il vulcano attivo più alto ed esteso d'Europa. Con le diverse eruzioni ad esso connesse ha modificato incessantemente il paesaggio, minacciando spesso le diverse comunità umane che nei millenni si sono insediate intorno ad esso.
La sua superficie è caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi che conservano diverse specie botaniche endemiche ad aree desolate ricoperte da roccia vulcanica e periodicamente soggette ad innevamento alle maggiori quote.

Il 21 giugno 2013 la XXXVII Sessione del Comitato UNESCO, riunitasi a Phnom Penh, ha insignito il Monte Etna del titolo di Patrimonio dell'Umanità.

Geografia

L'Etna sorge a ovest della costa orientale della Sicilia, entro il territorio della Provincia di Catania ed è attraversato dal 15° meridiano est, che da esso prende il nome.

Trattandosi di un vulcano a scudo con affiancato uno strato vulcano, la sua altezza varia nel tempo a causa delle sue erosioni che ne determinano  l'innalzamento o l'abbassamento. Così nel 2012 raggiungeva i 3.340 m. s.l.m., nel 2010 3.350 m., 3.274 m. nel 1900, 3,326 m. nel 1942.

Esso occupa una superficie di 1570 km, il suo diametro è di circa 45 chilometri e il suo perimetro di base e di circa 180 km. Le sue dimensioni lo pongono tra i maggiori al mondo e, dal punto di vista prettamente geologico, il più alto del continenti europeo.
Il nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico itacista del toponimo Aitna, nome che fu anche attribuito alla città di Katane e Inessa, che deriva dalla parola del greco classico - sebbene vi è chi rigetta l'origine dal greco o dalla parola fenicia attuna.

L'Etna era conosciuto nell'età romana come AETNA.

Come tutti i vulcani l'Etna si è formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, nel Quaternario. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euro-asiatica a nord e la zolla Africana a sud, corrispondente alla catena dei onti Peloritani a settentrione e all'altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcani, alcentro golfo primordiale detto pre-etneo.

Nel corso del tempo si sono avute fasi di stanca e fasi di attività eruttiva, con un collasso del Mongibello intorno a ottomila anni fa; le lave sono ritornate ad essere di tipo fluido basaltico e si sono formati altri coni di cui alcuni molto recenti. Il vulcano attuale è costituito essenzialmente da 4 crateri sommitali attivi: il cratere centrale o Voragine, il cratere subterminale di Nord-est (formatosi nel 1911), la Bocca Nuova (del 1968) e il cratere subterminale di Sud-est (del 1971).

L'Etna è un vulcano attivo. A differenza dello Stromboli che è in perenne attività e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di attività parossistica esso appare sempre sovrastato da un pennecchio di fumo. 

L'Eruzione più lunga a memoria storica è quella del luglio 1614. Il fenomeno durò ben dieci anni ed emise oltre un miliardo di metri cubi di lava, coprendo 21 chilometri quadrati di superficie sul versante settentrionale del vulcano.

Nel 1669 avvenne l'eruzione più conosciuta e distruttiva, che raggiunse e superò, dal lato occidentale, la città Catania; ne distrusse la parte esterna fino alle mura, circondando il Castello Ursino e superandolo creò oltre un chilometro di nuova terraferma. L'eruzione durò 122 giorni ed emise un volume di lava di circa 950 milioni di metri cubi.

Nel 1892 un'altra eruzione portò alla formazione, a circa 1800m di quota, del complesso dei Monti Silvestri. 

Nel 1928, ai primi di novembre, iniziò l'eruzione più distruttiva del XX secolo. Essa portò, in pochi giorni, alla distruzione della cittadina di Mascali.

L'eruzione del 5 aprile 1971 ebbe inizio a quota 3050 da una voragine dalla quale l'emissione di prodotti piroclastici formò l'attuale cono sub-terminale di Sud-est. Vennero distrutti l'Osservatorio Vulcanologico e la Funivia dell'Etna.

Il 1983 è da ricordare oltre che per la durata dell'eruzione, 131 giorni, con 100 milioni di metri cubi di lava emessi (che distrussero impianti sportivi e nuovamente la funivia dell'Etna), anche per il primo tentativo al mondo di deviazione per mezzo di esplosivo della colata lavica.

Il 14 dicembre del 1991 ebbe inizio la più lunga eruzione del XX secolo (durata 473 giorni), con l'apertura di una frattura eruttiva alla base del cratere di Sud-est, alle quote da 3100m a 2400m s.l.m. in direzione della Valle del Bove. 

Il territorio del vulcano è suddiviso in ambienti differenti per morfologia e tipologia. Coltivato fino ai mille metri s.l.m. e fortemente urbanizzato sui versanti est e sud si presenta selvaggio e brullo soprattutto dal lato ovest dove dai mille metri in poi predominano le "sciare", specie nella zona di Bronte. Poco urbanizzato, ma di aspetto più dolce il versante nord con il predominio dei boschi al di sopra di Linguaglossa. Il versante est è dominato dall'aspetto inquietante della Valle del Bove sui margini della quale si inerpicano i fitti boschi.

Al di sopra dei 1000 m, in inverno, è presente la neve che spesso dura fin quasi all'estate. Questa è raggiungibile agevolmente dai versanti sud e nord. Di conseguenza sull'Etna si trovavano anche due stazioni sciistiche la cui particolarità è quella di poter sciare sulla neve potendo osservare il mare. L'Etna è anche meta ininterrotta delle visite di turisti interessati al vulcano e alle sue manifestazione in virtù del fatto che è uno dei pochi vulcani attivi al mondo ad essere a portata di mano di chiunque avendo a supporto ogni tipo di mezzo di comunicazione per raggiungerlo. Sono presente infatti anche guide specializzate e mezzi fuoristrada che in sicurezza portano fino ai crateri sommitali.

Dal 2004, il vulcano è sede della SuperMaratona dell'Etna, unica maratona al mondo ad avere tremila metri di dislivello. La manifestazione sportiva parte dalla spiaggia di Marina di Cottone sul livello del mare e si conclude - appunto - sul vulcano a quota tremila.


Montag, 21. Juli 2014

Alberto Tomba





Alberto Tomba (Bologna, 19 dicembre 1966), è un ex sciatore alpino è attore italiano. 






















Noto a livello internazionale con il soprannome "Tomba la Bomba", anche per lo stile aggressivo in pista e per il carattere estroverso fuori, fu uno dei protagonisti dello sci alpino dal 1986 al 1998, particolarmente nelle specialità di slalom speciale e slalom gigante. Con cinquanta vittorie complessive i Coppa del Mondo, è il terzo sciatore di sempre per numero di successi dopo Ingemar Stenmark e Hermann Maier. Oltre alle vittorie in Coppa del Mondo, fra cui la conquista della Coppa nel 1995, ha ottenuto due ori olimpici in gigante (Calgary 1988 e Albertville 1992), l'oro olimpico in slalom (Calgary) e i due ori in gigante e slalom ai Mondiali del 1996. È considerato uno dei più grandi specialisti delle discipline tecniche di tutti i tempi.

Originario di un paese lontano dalle montagne (Castel de'Britti, frazione collinare di San Lazzaro di Savena presso Bologna), Tomba imparò a sciare sugli Appennini; in seguito si perfezionò a Cortina d'Ampezzo, dove i suoi genitori avevano una casa, istruito da Roberto Siorpaes, suo allenatore fino all maggiore età.

Inoltre non mancavano le sciate sulle piste appenniniche del Corno alle Scale e del Monte Cimone, località sciistiche molto vicine a casa. A diciassette anni, nel 1983, iniziò le competizioni a livello agonistico, gareggiando in Svezia con la squadra C2 in Coppa Europa.

Dopo aver vinto tre gare in Coppa Europa, debuttò in Coppa del Mondo nel 1985 a Madonna di Campiglio; gareggiò poi a Kitzbühel, in Austria, nel 1986. Il 23 febbraio a Are, Tomba partito con il pettorale numero 62, si piazzò al sesto posto nella gara vinta da uno dei suoi più grandi rivali, Primin Zurbriggen, conquistando così i suoi primi punti in Coppa del Mondo. Il primo podio arrivò il 14 dicembre 1986 sulla pista della Gran Risa dell'Alta Badia, in Italia, una delle località preferite da Tomba e dove successivamente avrebbe vinto quattro volte.

Grazie principalmente al podio della Gran Risa, Tomba venne selezionato per i Mondiali del 1987, svoltisi a Crans-Montana Svizzera, e conquistò l'unica medaglia vincendo bronzo in slalom gigante.

In 1988, Tomba partecipò alla sua prima Olimpiade (Calagary) . Il  25 febbraio nella gare di gigante, con il pettorale numero 1, disputò una straordinaria prima manche, in cui arrivò primo con ben 1 secondo e 14 centesimi sul secondo, nella seconda si limitò a gestire il vantaggio e ottenne la sua prima medaglia d'oro. Nella prova di slalom speciale, invece, vinse la seconda medaglia d'oro dopo una prima manche conclusa al terza posto e la rimonta nella seconda grazie alla quale arrivò con sei centesimi di vantaggio sul secondo.

Dopo dieci anni di vittorie, Tomba iniziò a pensare al ritiro, avendo ormai vinto tutto, ma non prima dei Mondiali 1997 in Italia, al Sestriere. Davanti a trentamila spettatori, uscì di gara in gigante, in speciale, invece, dopo una prima manche deludente con una grande rimonta nella seconda conquista la medaglia di bronzo, nonostante la febbre, alle spalle del norvegese Tom Stianson e del francese Sébastien Amiez.

Ai XVIII Giochi olimpici invernali di Nagano del 1998 non conquistò nessuna medaglia. 

ombra chiuse la carriera al termine della stagione, vincendo l'ultima gara, lo slalom speciale delle finali di Coppa del Mondo di Crans-Montana. Il suo bilancio finale è di cinquanta gare vinte in Coppa del Mondo, una Coppa del Mondo assoluta, quattro Coppe del Mondo di slalom speciale, e quattro die slalom gigante: è l'unico sciatore ad aver vinto per undici anni consecutivi (1987-1998) almeno una gara in Coppa del Mondo.

Dopo il ritiro, avvenuto dopo la vittoria in Coppa del Mondo a Crans Montana del 15 marzo 1998, girò per tre anni l'Europa con il "Toma-Tour" per lo sviluppo dello sci giovanile. Tuttora si dedica alla promozione dello sci, sia in senso agonistico, sia della diffusione dei valori sportivi.

Tomba interpretò nel 1999 il ruolo di Alessandro Corso nel film poliziesco Alex l'ariete, senza riscuotere successo.

È socio fondatore dell'associazione Laureus per la promozione dell'attività sportiva contro il disagio sociale.

Sonntag, 20. Juli 2014

Bologna


Bologna è un comune italiano di 381'036 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e, de facto della regione Emilia-Romagna. È il settimo comune italiano per popolazione ed è il cuore di un'area metropolitana di circa 1'000'000 di abitanti.










Antichissima città universitaria, ospita numerosissimi studenti che animano la sua vita culturale e sociale. Nota per le sue torri ed i suoi lunghi portici, possiede un ben conservato centro storico (fra i più estesi d'Italia), in virtù di un'attenta politica di restauro e conservazione avviata dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso, a dispetto dei gravi danni causati dagli sventramenti urbanistici della fine del XIX secolo e dalle distruzioni belliche.
La Città, i cui primi insediamenti risalirebbero ad almeno un millennio prima di Cristo, è sempre stata un importante centro urbano, prima sotto gli Etruschi ed i Celti poi sotto i Romani, poi ancora nel Medievo Bo-lan.ya, come libero comune (per un secolo è stata la quinta città europea per popolazione). Importante centro culturale ed artistico, questo ruolo fatica talvolta ad esserle riconosciuto, mancando un "capolavoro" di rinomanza mondiale che possa attirare in massa i turisti: tuttavia, la sua importanza artistica e monumentale è basata su un insieme omogeneo di monumenti ed emergenze architettoniche ed opere d'arte frutto di una storia architettonica ed artistica di prim'ordine.

Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie meccaniche elettroniche e alimentari. Secondo il dato dell'ultima ricerca dell'European Regional Economic Growth Index del 2009, Bologna risulta essere la prima città italiana e la 47. in Europa per tasso di crescita economica.

È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura" e dal 2006 è "città della musica" UNESCO. La città di Bologna è stata selezionata a partecipare all'Esposizione Universale di Shanghai 2010 insieme ad altre 45 città del mondo.

Bologna è situata nella Pianura Padana, a ridosso dei colli appenninici, fra lo sbocco della valle del Reno e quella del Savena.
Il territorio si estende dai margini meridionali della Pianura Padana ai primi rilievi collinari dell'Appennino tosco-emiliano, spaziando dai 29m s.l.m. della frazione Corticella ai 54 del centro del capoluogo, fino ai 300m s.l.m. di Monte Sabbiuno e del Colle della Guardia.


Clima

Bologna presenta un clima continentale. Gli inverni possono essere anche molto rigidi (la minima temperatura invernale storicamente registrata nella zona, più precisamente a Molinella nella notte tra il 12-13 gennaio 1985, fu di -28,8°C, causata dalla storica ondata di freddo del gennaio 1985) e non mancano le precipitazioni nevose, talvolta anche assai abbondanti per una zona di pianura: sono rimaste negli annali e nella memoria storica di molti bolognesi, quasi mitizzate, le precipitazioni del giugno 1491, con i suoi 30cm e quella del febbraio 1929 (quando tutto il Nord-Est, e in particolare la Romagna, fu aggredito una bufera di neve eccezionale), con circa 130cm di neve e con la città interamente bloccata per giorni da veri e propri "muri di neve" che arrivavano fino ai primi piani degli edifici, anche a causa della neve che apposite squadre di spalatori scaricavano dai tetti a rischio di crollo. Nel febbraio 2012 (l'ondata di gelo ha portato un accumulo di 96 cm), ma si ricordano anche nevicate di qualche decimetro addirittura in mesi primaverili, specie in marzo (recentemente il 17 aprile 1991). Con una nevosità media invernale di circa 40 cm, è sicuramente una della città della pianura padana con maggiore frequenza di nevicate.
Le estati sono calde ma meno afose di altre città molto più a nord nella pianura padana; possono  essere altresì assai lunghe e siccitose (come nel 2003 e nel 2012); in luglio e agosto è abituale il superamento dei +37°C. Le mezze stagioni sono, in genere, miti e piovose e hanno breve durata.

Monumenti e luoghi d'interesse

Bologna è la città dei portici: oltre 38 km nel solo centro storico. Li si trova in quasi tutte le vie del centro  e la loro origine è in parte da attribuirsi alla forte espansione che ebbe la città nel tardo Medioevo, quando la città e la fiorente università divennero un polo ambito per studiosi e letterati di tutta l'Europa, ma anche per la popolazione proveniente dalla campagna.

Di qui la necessità di sfruttare al meglio gli spazi e aumentare la capienza delle case espandendo i piani superiori al piano terra, dapprima con la creazione di sporti in legno sorretti da travature, e successivamente da portici sorretti da colonne. Peraltro i portici, come anche in altre città vicinati, costituirono anche un sistema pressoché spontaneo di camminamenti coperti, consentendo perciò di percorrere buona parte delle strade al riparo da pioggia e neve. Esse furono anche un mezzo per l'espansione di attività commerciali e artigiane. Ritenere che la nascita del portico sia solo una diretta conseguenza delle necessità espansionistiche del tessuto urbano è però fare torto ai principi di saggia amministrazione urbanistica che hanno dimostrato gli allora rettori della città. Anzi dobbiamo rilevare la loro lungimiranza e la loro capacità di predisporre dei servizi per tutti, richiedendo un sacrificio alla proprietà privata (i portici sono eretti su suolo privato e l loro manutenzione è di pertinenza del proprietario della casa annessa alla struttura portilizia) obbligando alla costruzione delle case coi portici e al loro pubblico. Un curioso editto del 1288, secondo il quale nessun nuovo edificio doveva essere privo di portico, specificava che questi dovevano essere alti almeno 7 piedi bolognesi (2.66metri), questo per permettere il transito di un uomo a cavallo. Identica anche la larghezza minima. A queste misure non si attenne scrupolosamente la popolazione più indigente che in alcuni casi riservava 1 o 2 piedi ala propria dimora obbligando i cavalieri transitanti a chinare il capo.

Architetture religiose

In Piazza Maggiore si trova la gotica e imponente basilica di San Petronio costruita per volere del Comune ( e infatti le abitazioni presenti sul terreno in cui edificare furono acquistate con soldi pubblici) fra il 1390 ed il 1659. Presenta un portale decorato da bassorilievi di Jacopo della Quercia, mentre all'interno si trovano alcune cappelle notevolmente decorate. Nella navata sinistra, sul pavimento, è visibile la meridiana più grande del mondo, progettata dal matematico Giovanni Domenico Cassini e realizzata nel 1695. Nella Piazza Maggiore  si trovano la fontana del Nettuno, opera del Giambologna; il Palazzo Comunale (XIII e XV secolo) e il Palazzo del Podestà, riedificato nel 1485 accanto al duecentesco Palazzo Re Enzo.

Di notevole interesse la chiesa di San Francesco del XIII secolo (anche se ha subito notevoli interventi nel XIX secolo e nel secondo dopoguerra), primo esempio di gotico francese in Italia, e gli adiacenti i monumenti funebri dei glossatori, e la chiesa di San Domenico del XIII secolo, con l'arca in cui sono conservate le spoglie del santo: il sarcofago fu realizzato nel 1264-1267 da Nicolo Pisano e bottega, mentre la cimasa è opera di Niccolò dell'Arca, fu iniziata nel 1469 e, essendo rimasta incompiuta dopo la sua morte nel 1494, è completata da alcune piccole statue di Michelangelo; all'interno della basilica, da notare anche il Sepolcro Tartagni di Francesco di Simone Ferrucci.

In piazza Santo Stefano spicca il complesso di Santo Stefano, noto anche come le "Sette Chiese" a causa della sua notevole articolazione in numerose chiese e cappelle collegate da un cortile e da un chiostro. Il nucleo originale fu edificato nell'IVI secolo su un tempio pagano del II secolo dedicato alla dea egizia Isida, del quale sta un architrave con dedica alla dea, murato all'esterno, e alcune colonne di granito africano, all'interno. L'impianto architettonico principale è marcatamente romanico, nonostante alcune modifiche successive. Qui erano conservato fino al 2000 le spoglie di San Petronio, ora traslate nella omonima basilica; alcune cappelle del complesso sono dedicate ai caduti italiani nei conflitti mondiali.

Notevoli anche la cattedrale di san Pietro (ricostruita al XVII secolo); San Giacomo Maggiore (1263), in stile gotico e con elegante portico rinascimentale; la Basilica di Santa Maria dei Servi (eretta tra il XIV ed il XVI secolo), con una Maestà di Cimabue e un suggestivo quadriportico; Santa Maria del Vita ( è la chiesa del primo ospedale di Bologna, fondato nel 1260), al cui interno si trovano le preziosissime terrecotte delle Marie Piangenti, note come Compianto sul Cristo morto e realizzata da Niccolò dell'Arca tra il 1463 e il 1490. 

Sul Colle della Guardia a circa 300 m del centro storico si trova il caratteristico santuario della Madonna di san Luca (1723), che si raggiunge per una lunghissima e suggestiva via porticata del XVII e XVIII secolo (la più lunga al mondo, ben, 3.796 km e dotata di 666 archi). 

Su un colle adiacente al Colle della Guardia, sorge l'Eremo di Ronzano, tipico convento di campagna costruito nel 1140 e riconsacrato ai frati Servi di Maria dal 1921. Oggi ospita il nuovo centro di genetica d'eccellenza dell'Università di Bologna.

Poco lontano dal centro storico si trova il Cimitero della Certosa. Aperto nel 1801, quindi tre anni prima del più famoso Père-Lachaise di Parrigi, sopprimendo e trasformando un importante convento certosino, quello della Certosa di Bologna è da ritenersi il primo vero cimitero italiano moderno concepito per l'intera comunità. Nel corso dei secoli è diventato un cimitero monumentale, scrigno di arte e di storia, degno sicuramente di una visita.


Freitag, 18. April 2014

Calabria






La Calabria è la punta dello stivale, la parte per definizione "in belle mostra". Se proprio vogliamo restare in tema, diciamo che la Calabria è una "calzatura" raffinata e principesca, l'ideale per chi cerca spiagge meravigliose, mare pulito e tradizioni locali tutte da scoprire. Del resto, 700 chilometri di coste - ora rocciose, ora di sabbia morbida come farina, con grotte e anfratti o aperte e attrezzate per grandi e piccoli - non sono certo pochi per scegliere la vacanze che più ci piace. Alcuni dicono che la Calabria non è mai uguale a se stessa e che i suoi paesaggi rispecchiano il carattere vivace e, a volta, un po`difficile della sua gente. È proprio così, fidatevi! Il bello è scoprirla a poco a poco, questa diversità, che si apprezza più che mai dove la terra incontra il mare.

Venendo da nord, la Calabria che ci dà il benvenuto è quella tirrenica della cosiddetta Riviera dei Cedri. Il primo litorale che lascia senza fiato è quello di PRAIA A MARE, graziosa cittadina in provincia di Cosenza che vanta, tra l'altro, una torre di avvistamento cinquecentesca e, nell'entroterra, il santuario della Madonna della Grotta. La spiaggia, molto ampia e quindi mai particolarmente affollata, è di sabbia mista a ghiaietto e vanta un mare limpidissimo. Proprio di fronte c'è un'isoletta lunga circa 4 km, l'isola di Dino, con uno splendido paesaggio naturale caratterizzato da grotte di rara bellezza, tra cui le grotte del leone, delle sardine e la grotta azzurra. Non lontano da qui, non lasciatevi scappare il piccolo borgo di Tortora, con la chiesa di San Francesco e il Palazzo Casapesenna, che ospita un antiquarium con i corredi funerari che provengono da necropoli scoperte nei dintorni.



Un po`più a sud, eccoci a SAN NICOLA ARCELLA. La spiaggia, qui, ha la particolarità di essere straordinariamente grande e di sabbia grigia. È delimitata da basse scogliere e, alle spalle, dal massiccio del Pollino, che la protegge anche al vento. Bello il centro storico di San Nicola, che invita alla visita soprattutto per il suggestivo Palazzo del Principe, la Torre San Nicola, detta anche Torre Crawford,  la Torre Saracena. Ma la vera meraviglia qui è la spiaggia di Arcomagno, una caletta da sogno, che si raggiunge a piedi, percorrendo un sentiero scavato nella roccia. La spiaggia è racchiusa fra due scogliere e prende il nome dallo straordinario arco naturale che si è creato nella roccia a picco sul mare.


Un'altra meraviglia della provincia di Cosenza è DIAMANTE, tutta da godere sia per quanto riguarda il centro abitato, sia per le spiagge. Tra tutte, quella di Punta Santa Letterata è una delle più belle, caratterizzata da un mix di ghiaia e scogli, ideale per chi fa snorkeling e famosa per l'abbondanza della fauna marina (è il posto ideale per i ricci di mare). In alternativa c'è la Spiaggia Grande, con sabbia di media pezzatura e il mare che, a causa del particolare fondale, è di colore verde smeraldo. Oppure si può esplorare l'isoletta di Cirella, coperta di macchia mediterranea e dominata da una torre costiera in rovina.
Finita la giornata di mare e sole, Diamante offre anche altre attrattive, come la chiesa dell'Immacolata Concezione costruita verso la metà del Seicento, e qualcosa di più "profano" ma non per questo meno affascinante, come i numerosi murales realizzati negli anni Ottanta da vari artisti, che rendono la cittadina un museo a cielo aperto. 


Sonntag, 9. März 2014

Enrico Caruso


Enrico Caruso (napoli, 25 febbraio 1873-Napoli, 2 agosto 1921) è stato un tenore italiano.Viene considerato il tenore per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e all'inconfondibile malia dello strumento vocale.


Nacque a Napoli, nel quartiere di San Carlo all'Arena, in via Santi Giovanni e Paolo7, il 25 febbraio del 1873 da genitori originari di Piemonte d'Alife, un toponimo situata all'epoca nella provincia di Terra di Lavoro. (dal 1927 conflituito nella neoprovicia di Caserta e, nel 1974, rinominato Piedimonte Matese)
Il padre, Marcellino Caruso era un operaio metalmeccanico; la madre, Anna Baldini faceva la donna delle pulizie. La madre aveva avuto prima di lui 17 figli, tutti morti. Dopo di lui nacquero altri tre fratelli.

Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni andò a lavorare col padre in fonderia, ma sotto l'insistenza della madre si iscrisse a una scuola serale, dove scoprì di essere portato per il disegno: iniziò  a elaborare progetti di fontane per l'officina dove lavorava. Nel frattempo qualcosa stava crescendo in lui: la sua voce. Le prime arie d'opera e le prime nozioni di canto gli vennero insegnate dai maestri Schirardi de De Lutio.

Nel 1888 la madre morì di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si risposò con Maria Castaldi.

Oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico fece qualche apparizione in spettacoli teatrali. La sua voce nel frattempo si era irrobustita e le piccole rappresentazioni cominciarono  a non bastargli più. La sua fortuna iniziò quando il baritono Eduardo Missiano, sentendolo cantare, si entusiasmò a tal punto che lo presentò al maestro Guglielmo Vergine, il quale accettò di dargli lezioni per migliorare la voce, ma pretese da lui il 25% dei suoi compensi con un contratto che sarebbe durato cinque anni.

Nel 1894 Caruso venne chiamato alle armi, ma dopo solo un mese e mezzo, grazie alle leggi in vigore a quel tempo e a un maggiore che era amante della musica, venne congedato a mandato a casa per permettergli di continuare a cantare e a studiare. Dopo lezioni con il maestro Vergine, Caruso si sentiva ormai pronto all'esordio, ma alle prove per la Mignon di Ambroise Thomas non venne accettato, Esordì il 16 novembre 1894 con una parte ne l'amico Francesco di Domenico Morelli, percependo 80 Lire per quattro rappresentazioni (poi ridotta a due a causa dello scarso afflusso di pubblico e nonostante una buona critica)

Al momento della morte il tenore stava preparando il ruolo di Otello, dall'omonima opera di Giuseppe Verdi. Sebbene non sia riuscito a portarlo in scena, registrò comunque due magnifiche selezioni dell'opera: l'aria Ora e per sempre addio e il duetto con Iago, Sì, pel ciel marmoreo, giuro, insieme al grande baritono Titta Ruffo.
Caruso aveva nel repertorio circa 521 canzoni.