Sonntag, 24. August 2014

Le ville dei Medici


Famosa in tutta Europa per la sua potenza e il suo mecenatismo; eretta a simbolo del Rinascimento anche grazie alle straordinarie collezioni d'arte giunte fino ai giorni nostri, la famiglia toscana dei Medici ha recentemente ottenuto un nuovo riconoscimento: le Ville Medicee sono state inserite dall'Unesco nella lista dei Patrimoni dell'Umanità come 49° sito in Italia. Si tratta di 12 ville e di due giardini monumentali.

Non é la "prima volta"

Finora sono 981 i luoghi Patrimonio Unesco nel mondo, ma sia per Firenze, sia per i Medici, non si tratta della "prima volta". Nel 1982, infatti, l'intero centro storico della città di Firenze era diventato Patrimonio dell'Umanità. Anche in quel caso, c'entravano i Medici, visto che Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti e Palazzo Medici Riccardi sono tutti dimore o luoghi di lavoro di questa potente e celebre famiglia. Del resto la città iniziò a crescere, nel Quattrocento, parallelamente al potere della casata, che si manifestò anche con un generoso mecenatismo. In tre secoli Firenze diventò simbolo della grandezza e della disponibilità economica di banchieri e principi anche grazie alla presenza di architetti e artisti come Brunelleschi e Leon Battista Alberti, di pittori come Masaccio e Botticelli, di scultori tra cui Donatello o Michelangelo. L'importanza dei Medici fu enorme non solo per la storia di Firenze, dove governarono dal XV al XVIII secolo, ma per l'intera Penisola. La casata espresse per esempio vari papi, tra cui Leone X, grande mecenate e nel 1521 autore della scomunica di Lutero, e Clemente VII (1523-1534). Nel 1547 Caterina de'Medici, moglie di Enrico II di Valois, divenne regina di Francia. Il potere passò poi nelle mani dei Lorena, che restarono in sella fino al 1859; successivamente Firenze entrò a far parte del nuovo Regno d'Italia, per diventarne la capitale dal  1865 al 1871.
Costruito sull'antico insediamento romano, le cui fondamenta sono ancora visibili al civico 10 di Via dei Calcaiuoli, il centro storico di Firenze è uno scrigno di tesori artistici e architettonici famosi in tutto il mondo. Se il cuore spirituale  è in Piazza Santa Maria - con il campanile di Giotto a fianco della Cattedrale e, di fronte, il Battistero -, quello laico è in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio. Le due piazze sono collegate da Via dei Calcaiuoli, dove oggi ci sonni i negozi mentre un tempo si aprivano i laboratori di Michelozzo e Donatello (al civico 97r). Arrivati in Piazza della Signoria si può seguire con lo sguardo il celebre Corridoio Vassariano fra i palazzi e le case-torri della città. Oltre all'emozione che si prova nel guardare Firenze da una prospettiva insolita, i visitatori hanno l'occasione di ammirare una ricchissima collezione di autoritratti contemporanei. L'ultimo è stato donato dall'artista americano Bill Viola ed è intitolato Submerged: uno schermo al plasma raffigura l'artista immerso a occhi chiusi nell'acqua. 

Il nuovo riconoscimento

Il nuovo riconoscimento di universalità avrebbe fatto molto piacere ai Medici, che dello studio e dell'arte avevano fatto un segno distintivo. Le Ville dei medici, infatti, si presentano proprio come un innovativo strumento di gestione del potere. Costruite tra il XV e il XVII secolo lungo le vie di comunicazione e per controllare luoghi appena conquistati o bonificati, svolgono la funzione dei tradizionali castelli, ma non sono più soltanto fortezze militari. Anzi, sono spesso dotate di parchi stupendi, divenuti un modello imitato in tutta Europa. Non a caso, tra le ville riconosciute dall'Unesco, rientrano anche due giardini, quello di Boboli e quello di Pratolino.

I Giardini…

Al Giardino di Boboli si arriva seguendo il percorso aero del Corridoio Vasariano che, attraversando Ponte Vecchio, raggiunge la grande Piazza Pitti. Il terreno fu acquistato nel 1954 da Eleonora di Toledo, moglie di Cosima I, con il Palazzo che fu, appunto, dei Pitti. La sistemazione del giardino si deve a Nicolò Tribolo, architetto di corte che aveva già lavorato dieci anni prima ai giardini della Villa di Castello, la residenza di campagna di Cosimo I. Tribolo morì prima di vedere finito il suo gioiello e i lavori di completamento vennero affidati a Bartolomeo Ammannati e a Bernardo Buontalenti. Caratteristiche del parco sono il disegno geometrico, la presenza di piante sempreverdi, come il lecci e l'alloro, e l'abbondanza di statue. La sistemazione cinquecentesca del giardino si può ammirare in una delle lunette realizzate da Giusto Utens per la Villa di Artiminio, oggi custodite a Villa La Petraia. Per godere una vista mozzafiato e insolita su Firenze dal parco, il punto più suggestivo del giardino di Boboli è il Kaffeehaus, raro esempio di Rococo toscana. Il padiglione venne costruito nel 1776 per volere del granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena (1747-1792), che qui veniva a prendere il caffè con la sua corte. Boboli è il cuore verde della città: 45.000 m2 con una prima impostazione rinascimentale alla quale, nei secoli, si sono aggiunti labirinti di viale, fontane, grotte e laghetti. Vasce e fontanelle sbucano ovunque: il filo conduttore è infatti, l'acqua, che si raccoglie nel bacino del Nettuno, al centro del quale c`è una fontana. Alla sommità del bacino si trova invece la statue dell'Abondanza (1636), in marmo bianco, commissionata da FRANCESCO I DE'MEDICI in ricordo della "sfortunata" moglie, la granduchessa Giovanna d'Austria, morta a solo 32 anni, nel 1578, per un misterioso incidente a palazzo. Una storia di intrighi, amore e potere che non ha niente da invidiare alle soap opera di oggi.
Francesca I era un uomo inquieto e Govanna la più giovane delle figlie dell'imperatore Ferdinando I d'Amburgo. Per il loro matrimonio, nel 1565, Firenze si era completamente trasformata: affreschi con panorami dell'Austria avevano abbellito il chiostro di Palazzo Vecchio; era stato persino realizzato il Corridoio Vasariano, per consentire alla prima granduchessa di Toscana di muoversi indisturbata fra Palazzo Pitti e Palazzo Vecchio, senza dover affrontare le pericolose strade della città. La Fontana del Nettuno, in Piazza della Signoria, era stata inaugurata proprio il giorno del matrimonio. Giovanna aveva probabilmente un carattere troppo mite per il marito,che non riuscì mai ad amarla. Come se non bastasse, la granduchessa ebbe solo figlie femmine. Francesco I riservava tutte le sue attenzioni a una nobildonna veneziana già sposata, Bianca Cappello. I loro incontri, sempre meno segreti, si svolgevano a Villa di Castello o a Pratolino, proprio nelle splendide dimore che erano state costruite per la pace e il ristoro. Il legame divenne ufficiale nel 1579, un anno dopo la morte di Giovanna per una banale caduta dalle scale e il quasi contemporaneo omicidio del marito di Bianca Capello. L'idillio fu però di breve durata: Francesco I e la nobildonna veneziana morirono insieme nella splendida Villa di Poggio a Caiano solo qualche anno dopo, nel 1587. Le cronache dell'epoca parlarono di febbri, ma quando, nello 2006, i loro resti sono stati ritrovati, le analisi hanno rilevato la presenza di arsenico.. Antonio, il figlio della coppia, nato prima del nozze, fu estromesso dalla successione dallo zio Fedinando I. Francesco I è oggi sepolto con Giovanna d'Austria nella cripta delle Cappelle Medicee, nella basilica di San Lorenzo.
L'altro parco riconosciuto dall'Unesco Patrimonio del'Umanità è quello della villa distrutta di Pratolino. Il destino di questo capolavoro di giochi d'acqua e di stranezze ammirato in tutta Europa fu tragico: prima vi fu l'abbandono, poi la depredazione e infine, addirittura, la demolizione della villa, tra il 1821 e il 1824. I costi di restauro e mantenimento furono giudicati troppo alti e si decise per la demolizione degli edifici e la trasformazione del parco in stile manierista, ideato dal Buontalenti, in un giardino all'inglese. I Demidoff, gli industriali russi che acquistarono la tenuta nella seconda metà dell'Ottocento ristrutturarono solo una parte delle pagherei e quello che era rimasto del parco all'inglese. Eppure Francesco I aveva speso un patrimonio per costruire questa villa, ben 782.000 scudi, il doppio di quanto era stato necessario per il Palazzo degli Uffizi. Ci lavorarono il Buontalenti, l'Ammannati, Valerio Cioli, Vincenzo Danti e il Giambologna, che realizzò l'affascinante scultura chiamata Colosso dell'Appennino (1580), alta 14 metri. L'ultimo discendente dei Demidoff ha lasciato la tenuta in eredità alla provincia di Firenze nel 1981. Il parco dista una mezz'ora dal centro della città e si raggiunge con l'autobus numero 25. Rimane chiuso nel periodo invernale, ma in estate ospita numerose mostre d'arte e iniziative di osservazione astronomica.

…. e le ville

Le ville risalgono a periodi diversi, come rivelano le loro caratteristiche architettoniche. Mentre le prime conservano ancora l'aspetto severo delle fortificazioni della fine del Trecento (torrette e fossati), quelle costruite a partire dal Quattrocento, dotate di logge e giardini, hanno la funzione esclusiva di luogo di riposo e di svago. Fu Cosimo il Vecchio a far ristrutturare le prime, il Castello del Trebbio e quello di Cafaggiolo, che servivano per controllare i fondi agricoli nelle zone del Mugello, luogo di origine della famiglia de'Medici. Alla preesistente struttura difensivo-militari aggiunse cortili, logge e giardini. In seguito diede a Michelozzo l'incarico di ristrutturare la villa di Carreggi, dove nacque e morì suo nipote Lorenzo il Magnifico. Da allora in poi, le ville vennero costruite in stile rinascimentale. La prima fu quello di Fiesole, realizzata per Giovanni de'Medici, il figlio prediletto di Cosimo il Vecchio.  Alla fine del 1500 il sistema territoriale delle ville, più altre minori, per un totale di una trentina. Questo periodo si concluse con Ferdinand I, successore del fratello Francesco I e figlio di Cosimo I, a cui si deve la costruzione della Villa di Serravezza, importante per la posizione strategica vicino alle cave di marmo di Carrara.
Ferdinando aveva un carattere molto diverso da quello del fratello Francesco. Era un ottimo amministratore e un buon legislatore. A lui si deve, per esempio, la Costituzione Livornina, una serie di provvedimenti per incrementare il numero di abitanti di Livorno e favorire la crescita economica della città. Grazie a quelle leggi furono accolti gli ebrei in fuga dalla Spagna dopo l'editto di espulsione emenato da Isabella di Castiglia nel 1492. Il granduca Ferdinando mantenne fede anche alla tradizione di mecenatismo dei Medici, commissionando al Buontalenti la costruzione del Forte Belvedere e al Giambologna la statua a cavallo del padre, Cosimo I, che abcora si trova in Piazza della Signoria. A lui si deve anche la costruzione delle Cappelle Medicee, nella basilica di San Lorenzo, e l'istiziuone di laboratori artistici, tra cui  l'Opicio delle pietre dure (1598), creato per lavorare gli intarsi di pietre preziose destinati a ornare le Cappelle. L'Opificio è oggi una delle massime istituzioni di restauro al mondo. Per fare qualche esempio, attualmente vi è custodita per restauro L'adorazione dei Magi di Leonardo (1481-82). Ferdinando I comprò la villa di Artimino, detta anche la villa dei cento camini. Inoltre trasformò la Petraia a Castello. La Petraia diventò una residenza principessa, ancora oggi una delle più affascinanti ville medicee; Castello custodisce una collezione unica: 500 piante di agrumi ornamentali, frutto di bizzarri innesti e sperimentazioni praticati sin dai tempi dei Medici. Oggi sono proprietà privata la Villa di Fiesole, quello di Artimino, la Villa di Castello, che è sede dell'Accademia della Crusca, i castelli di Cafaggiolo e Trebbio. Anche la Villa del Poggio Imperale è chiusa al pubblico, perché dal 1865 sede dell'educandato statale della Santissima Annunziata, uno dei primi collegi femminili d'Europa dove ha anche studiato Maria José, l'ultima regina d'Italia. Adesso che sono Patrimonio dell'Umanità, sarà possibile visitarla? " Inizieremo a lavorare dalla valorizzazione delle più facilmente fruibili dal pubblico - mi spiega Isabella Lapi, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana e autrice del libro Le ville Medicee, guida completa (2003). La tutela che arriva oggi dall'Unesco ci permetterà di garantire la valorizzazione e la gestione unitaria di questo patrimonio." 

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