Freitag, 29. August 2014

Laura Boldrini


C'è chi dice il suo impegno politico sia iniziato nel 1981, con un viaggio in Venezuela. Laura Boldrini, prima di cinque fratelli, aveva 20 anni. Quel viaggio nel paese sudamericano, a raccogliere riso tra i contadini venezuelani, i campesinos, sarà solo il primo di una lunga serie….Laura Boldrini é cresciuta nelle campagne nei pressi di Jesi. In un'intervista a Famiglia Cristiana ci ha tenuto a ricordare che proprio l'esperienza degli scout nella parrocchia di Jesi le ha insegnato "la vita di gruppo e il rispetto dei più deboli". Ancora oggi, che è famosa in tutta Italia, torna spesso nella casa di famiglia, nelle campagne di Mergo. Quanto al principio della difesa dei più deboli e dei loro diritti, l'avvocato Boldrini non l'ha mai dimenticato. Già quando studiava Giurisprudenza a Roma, sentiva di farlo per " rappresentare e difendere i diritti degli ultimi". Proprio con queste belle parole, il 16 marzo 2013, la neopresidente della camera Boldrini ha ringraziato i 327 deputati che l'avevano appena eletta.

In Italia, una donna alla guida di un ramo del parlamento non è una novità. Dopo Nilde Jotti e Irene Pivetti, Laura Boldrini è la terza donna a ricoprire l'alto incarico. La novità, semmai - per dirla ancora con il suo discorso inaugurale - è che lei vorrebbe fare "di questa camera la casa della buona politica". Vorrebbe provare, insomma, a riconciliare gli italiani, che non hanno più fiducia nella "casta", nei politici e che non sentono il parlamento come la oro "casa". Speriamo che questa tenace marchigiana, approdata alla politica pochi mesi fa per il partito Sel (Sinistra ecologia e libertà), riesca nell'ardua impresa. I numeri per ricreare la pace tra gli italiani e le istituzioni lei - dapprima giornalista per l'agenzia Aise (Agenzia italiana stampa ed emigrazione, poi per la Rai - ce li ha. Già nel 1989 lavorava per i programmi alimentari mondiali della Fao. Sino al 2012 è stata l'infaticabile portavoce dell'Unhcr, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati. I viaggi (la sua casa di Roma é piena di souvenir e vecchie valigie) e la difesa dei diritti umani sono i temi di tutta una vita. La differenza rispetto ai suoi primi impegni umanitari in Angola o in Afghanistan, nel Sudan o nell'ex Iugoslavia, come ha detto di recente, é che "ora abbiamo il mondo in casa nostra, un'occasione da non perdere". 
Laura Boldrini è ottimista, oltre che tenace. Anche l'Italia, come altri paesi del mediterraneo, è la meta di profughi da tanti paesi africani. Un tema al quale ha già dedicato un libro al titolo significativo: Tutti indietro (Rizzoli editore, 2010). Gli umiliati, i perseguitati cercano un tetto in Italia, ma noi siamo cambiati. La Boldrini scrive: "Negli ultimi anni, la sensibilità degli italiani è cambiata. La grave crisi economica, una terribile disoccupazione - ma anche certi partiti e certi politici - hanno seminato intolleranze e paura tra gli italiani rispetto agli immigranti". A questo tema ha dedicato il suo ultimo libro, Sole le montagne non si incontrano mai, uscito, sempre per Rizzoli, il 20 marzo scorso, in cui racconta la storia di Murayo, una ragazza somala, in Italia dal 1994, che ha incontrato il padre naturale. Sì, l'Italia è piena di brutte storie, di diavolenza e sfruttamento, ma anche di famiglie ospitali, magari povere, che cercano di integrare gli stranieri, di non sbattere la porta in faccia al mondo. A questi italiani Laura Boldrini, appena eletta presidente della camera, ha promesso di dedicare le sue forze. "Farò in modo - ha detto - che questa istituzione diventi luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno". Non solo dei giovani immigrati, pensionati, disoccupati o precari, ma anche delle donne "che subiscono umiliazioni e violenze", o di imprenditori "schiacciati dal peso della crisi". Non ci resta che augurare buon lavoro alla nuova presidente della camera. 


Sonntag, 24. August 2014

Le ville dei Medici


Famosa in tutta Europa per la sua potenza e il suo mecenatismo; eretta a simbolo del Rinascimento anche grazie alle straordinarie collezioni d'arte giunte fino ai giorni nostri, la famiglia toscana dei Medici ha recentemente ottenuto un nuovo riconoscimento: le Ville Medicee sono state inserite dall'Unesco nella lista dei Patrimoni dell'Umanità come 49° sito in Italia. Si tratta di 12 ville e di due giardini monumentali.

Non é la "prima volta"

Finora sono 981 i luoghi Patrimonio Unesco nel mondo, ma sia per Firenze, sia per i Medici, non si tratta della "prima volta". Nel 1982, infatti, l'intero centro storico della città di Firenze era diventato Patrimonio dell'Umanità. Anche in quel caso, c'entravano i Medici, visto che Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti e Palazzo Medici Riccardi sono tutti dimore o luoghi di lavoro di questa potente e celebre famiglia. Del resto la città iniziò a crescere, nel Quattrocento, parallelamente al potere della casata, che si manifestò anche con un generoso mecenatismo. In tre secoli Firenze diventò simbolo della grandezza e della disponibilità economica di banchieri e principi anche grazie alla presenza di architetti e artisti come Brunelleschi e Leon Battista Alberti, di pittori come Masaccio e Botticelli, di scultori tra cui Donatello o Michelangelo. L'importanza dei Medici fu enorme non solo per la storia di Firenze, dove governarono dal XV al XVIII secolo, ma per l'intera Penisola. La casata espresse per esempio vari papi, tra cui Leone X, grande mecenate e nel 1521 autore della scomunica di Lutero, e Clemente VII (1523-1534). Nel 1547 Caterina de'Medici, moglie di Enrico II di Valois, divenne regina di Francia. Il potere passò poi nelle mani dei Lorena, che restarono in sella fino al 1859; successivamente Firenze entrò a far parte del nuovo Regno d'Italia, per diventarne la capitale dal  1865 al 1871.
Costruito sull'antico insediamento romano, le cui fondamenta sono ancora visibili al civico 10 di Via dei Calcaiuoli, il centro storico di Firenze è uno scrigno di tesori artistici e architettonici famosi in tutto il mondo. Se il cuore spirituale  è in Piazza Santa Maria - con il campanile di Giotto a fianco della Cattedrale e, di fronte, il Battistero -, quello laico è in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio. Le due piazze sono collegate da Via dei Calcaiuoli, dove oggi ci sonni i negozi mentre un tempo si aprivano i laboratori di Michelozzo e Donatello (al civico 97r). Arrivati in Piazza della Signoria si può seguire con lo sguardo il celebre Corridoio Vassariano fra i palazzi e le case-torri della città. Oltre all'emozione che si prova nel guardare Firenze da una prospettiva insolita, i visitatori hanno l'occasione di ammirare una ricchissima collezione di autoritratti contemporanei. L'ultimo è stato donato dall'artista americano Bill Viola ed è intitolato Submerged: uno schermo al plasma raffigura l'artista immerso a occhi chiusi nell'acqua. 

Il nuovo riconoscimento

Il nuovo riconoscimento di universalità avrebbe fatto molto piacere ai Medici, che dello studio e dell'arte avevano fatto un segno distintivo. Le Ville dei medici, infatti, si presentano proprio come un innovativo strumento di gestione del potere. Costruite tra il XV e il XVII secolo lungo le vie di comunicazione e per controllare luoghi appena conquistati o bonificati, svolgono la funzione dei tradizionali castelli, ma non sono più soltanto fortezze militari. Anzi, sono spesso dotate di parchi stupendi, divenuti un modello imitato in tutta Europa. Non a caso, tra le ville riconosciute dall'Unesco, rientrano anche due giardini, quello di Boboli e quello di Pratolino.

I Giardini…

Al Giardino di Boboli si arriva seguendo il percorso aero del Corridoio Vasariano che, attraversando Ponte Vecchio, raggiunge la grande Piazza Pitti. Il terreno fu acquistato nel 1954 da Eleonora di Toledo, moglie di Cosima I, con il Palazzo che fu, appunto, dei Pitti. La sistemazione del giardino si deve a Nicolò Tribolo, architetto di corte che aveva già lavorato dieci anni prima ai giardini della Villa di Castello, la residenza di campagna di Cosimo I. Tribolo morì prima di vedere finito il suo gioiello e i lavori di completamento vennero affidati a Bartolomeo Ammannati e a Bernardo Buontalenti. Caratteristiche del parco sono il disegno geometrico, la presenza di piante sempreverdi, come il lecci e l'alloro, e l'abbondanza di statue. La sistemazione cinquecentesca del giardino si può ammirare in una delle lunette realizzate da Giusto Utens per la Villa di Artiminio, oggi custodite a Villa La Petraia. Per godere una vista mozzafiato e insolita su Firenze dal parco, il punto più suggestivo del giardino di Boboli è il Kaffeehaus, raro esempio di Rococo toscana. Il padiglione venne costruito nel 1776 per volere del granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena (1747-1792), che qui veniva a prendere il caffè con la sua corte. Boboli è il cuore verde della città: 45.000 m2 con una prima impostazione rinascimentale alla quale, nei secoli, si sono aggiunti labirinti di viale, fontane, grotte e laghetti. Vasce e fontanelle sbucano ovunque: il filo conduttore è infatti, l'acqua, che si raccoglie nel bacino del Nettuno, al centro del quale c`è una fontana. Alla sommità del bacino si trova invece la statue dell'Abondanza (1636), in marmo bianco, commissionata da FRANCESCO I DE'MEDICI in ricordo della "sfortunata" moglie, la granduchessa Giovanna d'Austria, morta a solo 32 anni, nel 1578, per un misterioso incidente a palazzo. Una storia di intrighi, amore e potere che non ha niente da invidiare alle soap opera di oggi.
Francesca I era un uomo inquieto e Govanna la più giovane delle figlie dell'imperatore Ferdinando I d'Amburgo. Per il loro matrimonio, nel 1565, Firenze si era completamente trasformata: affreschi con panorami dell'Austria avevano abbellito il chiostro di Palazzo Vecchio; era stato persino realizzato il Corridoio Vasariano, per consentire alla prima granduchessa di Toscana di muoversi indisturbata fra Palazzo Pitti e Palazzo Vecchio, senza dover affrontare le pericolose strade della città. La Fontana del Nettuno, in Piazza della Signoria, era stata inaugurata proprio il giorno del matrimonio. Giovanna aveva probabilmente un carattere troppo mite per il marito,che non riuscì mai ad amarla. Come se non bastasse, la granduchessa ebbe solo figlie femmine. Francesco I riservava tutte le sue attenzioni a una nobildonna veneziana già sposata, Bianca Cappello. I loro incontri, sempre meno segreti, si svolgevano a Villa di Castello o a Pratolino, proprio nelle splendide dimore che erano state costruite per la pace e il ristoro. Il legame divenne ufficiale nel 1579, un anno dopo la morte di Giovanna per una banale caduta dalle scale e il quasi contemporaneo omicidio del marito di Bianca Capello. L'idillio fu però di breve durata: Francesco I e la nobildonna veneziana morirono insieme nella splendida Villa di Poggio a Caiano solo qualche anno dopo, nel 1587. Le cronache dell'epoca parlarono di febbri, ma quando, nello 2006, i loro resti sono stati ritrovati, le analisi hanno rilevato la presenza di arsenico.. Antonio, il figlio della coppia, nato prima del nozze, fu estromesso dalla successione dallo zio Fedinando I. Francesco I è oggi sepolto con Giovanna d'Austria nella cripta delle Cappelle Medicee, nella basilica di San Lorenzo.
L'altro parco riconosciuto dall'Unesco Patrimonio del'Umanità è quello della villa distrutta di Pratolino. Il destino di questo capolavoro di giochi d'acqua e di stranezze ammirato in tutta Europa fu tragico: prima vi fu l'abbandono, poi la depredazione e infine, addirittura, la demolizione della villa, tra il 1821 e il 1824. I costi di restauro e mantenimento furono giudicati troppo alti e si decise per la demolizione degli edifici e la trasformazione del parco in stile manierista, ideato dal Buontalenti, in un giardino all'inglese. I Demidoff, gli industriali russi che acquistarono la tenuta nella seconda metà dell'Ottocento ristrutturarono solo una parte delle pagherei e quello che era rimasto del parco all'inglese. Eppure Francesco I aveva speso un patrimonio per costruire questa villa, ben 782.000 scudi, il doppio di quanto era stato necessario per il Palazzo degli Uffizi. Ci lavorarono il Buontalenti, l'Ammannati, Valerio Cioli, Vincenzo Danti e il Giambologna, che realizzò l'affascinante scultura chiamata Colosso dell'Appennino (1580), alta 14 metri. L'ultimo discendente dei Demidoff ha lasciato la tenuta in eredità alla provincia di Firenze nel 1981. Il parco dista una mezz'ora dal centro della città e si raggiunge con l'autobus numero 25. Rimane chiuso nel periodo invernale, ma in estate ospita numerose mostre d'arte e iniziative di osservazione astronomica.

…. e le ville

Le ville risalgono a periodi diversi, come rivelano le loro caratteristiche architettoniche. Mentre le prime conservano ancora l'aspetto severo delle fortificazioni della fine del Trecento (torrette e fossati), quelle costruite a partire dal Quattrocento, dotate di logge e giardini, hanno la funzione esclusiva di luogo di riposo e di svago. Fu Cosimo il Vecchio a far ristrutturare le prime, il Castello del Trebbio e quello di Cafaggiolo, che servivano per controllare i fondi agricoli nelle zone del Mugello, luogo di origine della famiglia de'Medici. Alla preesistente struttura difensivo-militari aggiunse cortili, logge e giardini. In seguito diede a Michelozzo l'incarico di ristrutturare la villa di Carreggi, dove nacque e morì suo nipote Lorenzo il Magnifico. Da allora in poi, le ville vennero costruite in stile rinascimentale. La prima fu quello di Fiesole, realizzata per Giovanni de'Medici, il figlio prediletto di Cosimo il Vecchio.  Alla fine del 1500 il sistema territoriale delle ville, più altre minori, per un totale di una trentina. Questo periodo si concluse con Ferdinand I, successore del fratello Francesco I e figlio di Cosimo I, a cui si deve la costruzione della Villa di Serravezza, importante per la posizione strategica vicino alle cave di marmo di Carrara.
Ferdinando aveva un carattere molto diverso da quello del fratello Francesco. Era un ottimo amministratore e un buon legislatore. A lui si deve, per esempio, la Costituzione Livornina, una serie di provvedimenti per incrementare il numero di abitanti di Livorno e favorire la crescita economica della città. Grazie a quelle leggi furono accolti gli ebrei in fuga dalla Spagna dopo l'editto di espulsione emenato da Isabella di Castiglia nel 1492. Il granduca Ferdinando mantenne fede anche alla tradizione di mecenatismo dei Medici, commissionando al Buontalenti la costruzione del Forte Belvedere e al Giambologna la statua a cavallo del padre, Cosimo I, che abcora si trova in Piazza della Signoria. A lui si deve anche la costruzione delle Cappelle Medicee, nella basilica di San Lorenzo, e l'istiziuone di laboratori artistici, tra cui  l'Opicio delle pietre dure (1598), creato per lavorare gli intarsi di pietre preziose destinati a ornare le Cappelle. L'Opificio è oggi una delle massime istituzioni di restauro al mondo. Per fare qualche esempio, attualmente vi è custodita per restauro L'adorazione dei Magi di Leonardo (1481-82). Ferdinando I comprò la villa di Artimino, detta anche la villa dei cento camini. Inoltre trasformò la Petraia a Castello. La Petraia diventò una residenza principessa, ancora oggi una delle più affascinanti ville medicee; Castello custodisce una collezione unica: 500 piante di agrumi ornamentali, frutto di bizzarri innesti e sperimentazioni praticati sin dai tempi dei Medici. Oggi sono proprietà privata la Villa di Fiesole, quello di Artimino, la Villa di Castello, che è sede dell'Accademia della Crusca, i castelli di Cafaggiolo e Trebbio. Anche la Villa del Poggio Imperale è chiusa al pubblico, perché dal 1865 sede dell'educandato statale della Santissima Annunziata, uno dei primi collegi femminili d'Europa dove ha anche studiato Maria José, l'ultima regina d'Italia. Adesso che sono Patrimonio dell'Umanità, sarà possibile visitarla? " Inizieremo a lavorare dalla valorizzazione delle più facilmente fruibili dal pubblico - mi spiega Isabella Lapi, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana e autrice del libro Le ville Medicee, guida completa (2003). La tutela che arriva oggi dall'Unesco ci permetterà di garantire la valorizzazione e la gestione unitaria di questo patrimonio." 

Samstag, 9. August 2014

L'Etna



L'Etna è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel Quaternario e rappresenta il vulcano attivo più alto ed esteso d'Europa. Con le diverse eruzioni ad esso connesse ha modificato incessantemente il paesaggio, minacciando spesso le diverse comunità umane che nei millenni si sono insediate intorno ad esso.
La sua superficie è caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi che conservano diverse specie botaniche endemiche ad aree desolate ricoperte da roccia vulcanica e periodicamente soggette ad innevamento alle maggiori quote.

Il 21 giugno 2013 la XXXVII Sessione del Comitato UNESCO, riunitasi a Phnom Penh, ha insignito il Monte Etna del titolo di Patrimonio dell'Umanità.

Geografia

L'Etna sorge a ovest della costa orientale della Sicilia, entro il territorio della Provincia di Catania ed è attraversato dal 15° meridiano est, che da esso prende il nome.

Trattandosi di un vulcano a scudo con affiancato uno strato vulcano, la sua altezza varia nel tempo a causa delle sue erosioni che ne determinano  l'innalzamento o l'abbassamento. Così nel 2012 raggiungeva i 3.340 m. s.l.m., nel 2010 3.350 m., 3.274 m. nel 1900, 3,326 m. nel 1942.

Esso occupa una superficie di 1570 km, il suo diametro è di circa 45 chilometri e il suo perimetro di base e di circa 180 km. Le sue dimensioni lo pongono tra i maggiori al mondo e, dal punto di vista prettamente geologico, il più alto del continenti europeo.
Il nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico itacista del toponimo Aitna, nome che fu anche attribuito alla città di Katane e Inessa, che deriva dalla parola del greco classico - sebbene vi è chi rigetta l'origine dal greco o dalla parola fenicia attuna.

L'Etna era conosciuto nell'età romana come AETNA.

Come tutti i vulcani l'Etna si è formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, nel Quaternario. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euro-asiatica a nord e la zolla Africana a sud, corrispondente alla catena dei onti Peloritani a settentrione e all'altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcani, alcentro golfo primordiale detto pre-etneo.

Nel corso del tempo si sono avute fasi di stanca e fasi di attività eruttiva, con un collasso del Mongibello intorno a ottomila anni fa; le lave sono ritornate ad essere di tipo fluido basaltico e si sono formati altri coni di cui alcuni molto recenti. Il vulcano attuale è costituito essenzialmente da 4 crateri sommitali attivi: il cratere centrale o Voragine, il cratere subterminale di Nord-est (formatosi nel 1911), la Bocca Nuova (del 1968) e il cratere subterminale di Sud-est (del 1971).

L'Etna è un vulcano attivo. A differenza dello Stromboli che è in perenne attività e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di attività parossistica esso appare sempre sovrastato da un pennecchio di fumo. 

L'Eruzione più lunga a memoria storica è quella del luglio 1614. Il fenomeno durò ben dieci anni ed emise oltre un miliardo di metri cubi di lava, coprendo 21 chilometri quadrati di superficie sul versante settentrionale del vulcano.

Nel 1669 avvenne l'eruzione più conosciuta e distruttiva, che raggiunse e superò, dal lato occidentale, la città Catania; ne distrusse la parte esterna fino alle mura, circondando il Castello Ursino e superandolo creò oltre un chilometro di nuova terraferma. L'eruzione durò 122 giorni ed emise un volume di lava di circa 950 milioni di metri cubi.

Nel 1892 un'altra eruzione portò alla formazione, a circa 1800m di quota, del complesso dei Monti Silvestri. 

Nel 1928, ai primi di novembre, iniziò l'eruzione più distruttiva del XX secolo. Essa portò, in pochi giorni, alla distruzione della cittadina di Mascali.

L'eruzione del 5 aprile 1971 ebbe inizio a quota 3050 da una voragine dalla quale l'emissione di prodotti piroclastici formò l'attuale cono sub-terminale di Sud-est. Vennero distrutti l'Osservatorio Vulcanologico e la Funivia dell'Etna.

Il 1983 è da ricordare oltre che per la durata dell'eruzione, 131 giorni, con 100 milioni di metri cubi di lava emessi (che distrussero impianti sportivi e nuovamente la funivia dell'Etna), anche per il primo tentativo al mondo di deviazione per mezzo di esplosivo della colata lavica.

Il 14 dicembre del 1991 ebbe inizio la più lunga eruzione del XX secolo (durata 473 giorni), con l'apertura di una frattura eruttiva alla base del cratere di Sud-est, alle quote da 3100m a 2400m s.l.m. in direzione della Valle del Bove. 

Il territorio del vulcano è suddiviso in ambienti differenti per morfologia e tipologia. Coltivato fino ai mille metri s.l.m. e fortemente urbanizzato sui versanti est e sud si presenta selvaggio e brullo soprattutto dal lato ovest dove dai mille metri in poi predominano le "sciare", specie nella zona di Bronte. Poco urbanizzato, ma di aspetto più dolce il versante nord con il predominio dei boschi al di sopra di Linguaglossa. Il versante est è dominato dall'aspetto inquietante della Valle del Bove sui margini della quale si inerpicano i fitti boschi.

Al di sopra dei 1000 m, in inverno, è presente la neve che spesso dura fin quasi all'estate. Questa è raggiungibile agevolmente dai versanti sud e nord. Di conseguenza sull'Etna si trovavano anche due stazioni sciistiche la cui particolarità è quella di poter sciare sulla neve potendo osservare il mare. L'Etna è anche meta ininterrotta delle visite di turisti interessati al vulcano e alle sue manifestazione in virtù del fatto che è uno dei pochi vulcani attivi al mondo ad essere a portata di mano di chiunque avendo a supporto ogni tipo di mezzo di comunicazione per raggiungerlo. Sono presente infatti anche guide specializzate e mezzi fuoristrada che in sicurezza portano fino ai crateri sommitali.

Dal 2004, il vulcano è sede della SuperMaratona dell'Etna, unica maratona al mondo ad avere tremila metri di dislivello. La manifestazione sportiva parte dalla spiaggia di Marina di Cottone sul livello del mare e si conclude - appunto - sul vulcano a quota tremila.