Samstag, 10. August 2013

Che amore!


Sophia Loren e Carlo Ponti

Sofia Loren (o "Sophia" com'è conosciuta a livello internazionale, ma il suo vero nome è Sofia Villani Scicolone) era la donna che tutti sognavano. Bellissima, allegra e bravissima. Tanto che, già molto giovane, lavora con alcuni dei migliori registi italiani dell'epoca. Un misto perfettamente riuscito tra una dea romana e una ragazza semplice, di quello che piacciono agli italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Per questo forse, oltre che per la morale cattolica, che nell'Italia di quegli anni è molto presente, la storia d'amore tra Sofia e Carlo è uno scandalo. Lui è un produttore cinematografico lombardo. In quegli anni produce alcuni dei film di registi che faranno la storia del cinema italiano: Roberto Rosselini, Pietro Germi, Mario Monicelli. 
I due si incontrano per la prima volta nel 1951, nello studio di Carlo. Sofia ha solo 17 anni, Carlo ne ha 39 ed è appena diventato padre per la prima volta. Lui sostiene la carriera di Sofia, ma c'è di più: i due si amano profondamente. Carlo ottiene nel 1957 il divorzio dalla moglie in Messico (il divorzio, in Italia, non esista ancora) e li si sposa per procura con Sofia, che è assente. Il matrimonio messicano è annullato in Italia nel 1962, ma Sofia e Carlo si sposano ancora una volta a Sèvres (Francia) nel 1966. Questo loro secondo matrimonio dura più di 40 anni, fino alla morte di lui nel 2007. I due avranno due figli: Carlo junior ed Edoardo.

Freitag, 9. August 2013

La Letteratura italiana, e l'Italia letteraria


La letteratura italiana è naturalmente legata all'identità nazionale. Il discorso storico sulla letteratura si intrecciato fin dalle origini con la prospettiva della nascita di una comunità, che da comunità letteraria è progressivamente diventata comunità nazionale. 

Le storie della letteratura italiana hanno sempre puntato a rivendicare una specificità nazionale della letteratura italiano, da Giovanni Mario Crescimbeni e Giacinto Gimma fino a Girolamo Tiraboschi e Francesco De Sanctis. La letterura è stato perciò il principale veicolo di unificazione degli italiani, al punto che si può parlare di un'Italia letteraria in contrapposizione o in aggiunta all'Italia costruita su base politica, etnica o economica.

Già Dante col De vulgati eloquenti si proponeva di creare una lingua e una letteratura capaci di superare i confini municipali per allargare lo sguardo a su comunità da sentimenti e interessi collettivi, basati prima di tutto sul discorso d'amore e sullo scambio culturale. In seguito testi famosissimi, su un percorso che va dalla canzone Italia mia di Francesco Petrarca alla canzone All'Italia di Giacomo Leopardi, hanno affrontato il problema del rapporto tra letteratura italiana e identità collettiva. Ancora nel corso del Novecento tutti i principali scrittori, da Gabriele D'Annunzio e Filippo Marinetti, passando per Giuseppe Ungaretti e Elio Vittorini, fino a Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino e Umberto Ecco, si sono proposti come interpreti del sentimento nazionale.

Anche quando ci si è voluti opporre alla tradizione nazionale, lo si è fatto all'interno di una prospettiva italiana, come è accaduto ai primordi della neoavanguardia con i romanzi, entrambi pubblicati nel 1963, Fratelli d'Italia di Alberto Arbasino, e Capriccio italiano di Edoardo Sanguineti. Anche in tempi recenti gli scrittori continuano a confrontarsi col problema dell'Italia letteraria, come si evince dai titoli dei romanzi L'Italia spensierata di Francesco Piccolo, e Italia, De Profundis di Giuseppe Genna.

L'ultima proposta letteraria, il New Italian Epic di Wu Ming, si muove anch'esso in questa direzione, con l'individuazione di una linea attuale, tutta italiana e tutta letteraria, di indagine della storia e di lavoro sullo stile. Sulla stesse linea, infine, la raccolta di racconti pubblicati dalla Minimum Fax, a cura di Giorgio Vasta, Anteprima Nazionale (2009), con scritti di Tullio Avoledo, Alessandro Bergonzoni, Ascanio Celestini, Giancarlo de Cataldo, Valerio Evangelisti, Giorgio Falco, Giueseppe Genna, Tommaso Pincio, Wu Ming 1, che raccontano come sarà il nostro paese tra vent'anni.

Sonntag, 4. August 2013

LE TRE CIME DI LAVAREDO



 "Mi sembra di toccare il cielo con un dito". Si dice quando ci si sente felici e in pace con se stessi, magari in vacanza, immersi in uno scenario naturale che ha pochi eguali al mondo. Se poi le dita che toccano il cielo sono tre, immense e scolpiteda madre natura, la meraviglia diventa pura estasi. È il caso delle tre Cime di Lavaredo, fiori all'occhiello delle Dolomiti. Un "indici", un "medio" e un "anulare" affondati alle nuvole o che, nelle giornate più limpide, fendono l'azzuro del cielo. Al confine fra Trentino-Alto Adige e Veneto, fra le province di Bolzano e Belluno, dominano da millenni le Alpi orientali. Non hanno nomi leggendari o fantasiosi. Per riconoscerle basta guardarne la "statura": La Cima Grande è alta 2.999 metri, La Cima Ovest è 2.973 metri, la Cima Piccola 2.857 metri.
Per esplorarle da vicino viene voglia di improvvisarsi alpinisti. Non per niente sono la meta prediletta di chi ha dimestichezza con l'alta quota! C'è chi assicura, però, che affrontarle non è facile. Molto più sicuro e rilassante ammirarle da lontano. Il consiglio è di spingersi in macchina fin dove è possibile, per voi avventurarsi in affascinanti itinerari a piedi. Il più consigliato prevede di lasciare le quattro ruote  al grande parcheggio del Rifugio Auronzo, al quale si arriva con la strada a pedaggio che parte dal Lago di Misurina, in provincia di Belluno. Dal Rifugio parte in un sentiero che, attraverso un "annello" con pendenze accessibili anche ai meno allenati, consente di vedere le vette e di fotografarle dalle più diverse angolazioni.
Appena partiti si può ammirare la chiesetta di Maria Ausiliatrice, poi si arriva al Refugio Lavaredo: da qui in poi le tre Cime si mostrano in tutto il loro splendore e, a seconda dell'ore e delle condizioni meteorologiche, mutano aspetto di continuo come capricciose vip in passerella.

Nei dintorni

Da non perdere è il suggestivo Lago di Misura, specchio d'acqua di origine glaciale chiamato "la perla del Cadore" per la sua preziosa bellezza. Si trova a un'altitudine di 1.754 metri, circondato da boschi e dalla vette dolomitiche, tra cui le Tre Cime di Lavaredo. Un "classico" è il giro del lago, da percorrere a piedi o in bici lungo la deliziosa stradina sterrata che corre lungo la riva. Il paesaggio è solcato da numerosi sentieri: si può salire sul Monte Piana, con vista sulle Tre Cime, o raggiungere con la seggiovia del Col De Varda un punto panoramico da dove ammirare il Gruppo del Cristallo. Per i più mondani, a soli 30 minuti di macchina c`è Cortina d'Ampezzo, detta "la regina delle Dolomiti" non solo per lo splendido scenario montano che la circonda, ma anche per il suo fascino senza tempo, grazie al quale è entrata a far parte - unica località italiana - del Best of Alps, l'associazione che riunisce le 12 località di montagna più raffinata delle Alpi.


Samstag, 3. August 2013

FRITOLE VENEZIANE


Per 4 persone

Ingredienti: 
12 g di lievito di birra
200 g di farina
40 g di uva passa
40 g di pinoli
40 g di cedri canditi
60 g di zucchero
0,5 cl di grappa o rum
olio di semi

Preparazione:
Sciogliete il lievito di birra in poca acqua tiepida e zucchero. Aggiungete la grappa e la farina, poi acqua quanto basta. Lavorate la pasta, copritola con un panna e fatela lievitare in un luogo caldo. 
Quando sarà cresciuta almeno del doppio, unite l'uvetta, i cedri a pezzetti e i pinoli, fate delle palline e friggetele in olio caldo. Poi scolate su carta assorbente, spolveratele con lo zucchero e servitele ancora calde