Sonntag, 30. September 2012

Tradizioni


Il calcio storico Fiorentino


Firenze 24 Giugno. Un corteo attraversa le strade del centro. Mentre i tamburi danno il ritmo alla marcia di un gruppo di soldati con lance e archibugi, gli sbandieratori fanno roteare i loro drappi.
La folla si apre per far passare i cavalieri, la tensione che si respira nell’aria è molto alta.
Anche se questa scena si ripete ormai da secoli, il suo fascino è sempre lo stesso.
Come da tradizione questo è il giorno in qui i fiorentini festeggiano il loro patrono, San Giovanni Battista, e si disputa la finale del calcio storico fiorentino, un gioco fuori dal tempo, dal quale probabilmente hanno avuto origine il calcio e il rugby.

Tutto ha avuto inizio con l’harpastum, la competizione con cui i legionari romani si preparavano ad affrontare il nemico.

Era una vera e propria simulazione di guerra: due squadre si sfidavano in una lotta senza regole per portare un ammasso di stracci, ovvero l’antenato della palla, al di là della linea di difesa degli avversari.
La palla poteva essere spinta a calci o con qualsiasi altra parte del corpo. L’importante era superare le linee nemiche.
Non esistevano neanche colpi proibiti. Le sostituzioni non erano state ancora inventate e gli infortunati lasciavano i propri compagni in inferiorità numerica, favorendo gli avversari, che in questo modo potevano segnare più facilmente.

Da quello era un vero e proprio allenamento alla guerra, sono probabilmente nati gli sport di squadra più seguiti del mondo, ma solo a Firenze l’harpastum ha mantenuto la maggior parte delle sue caratteristiche.

Ogni anno i quartieri nei quali in origine era divisa la città si sfidano in un torneo fra i più spettacolari della storia. Le squadre sono i „Bianchi“ dell’antico quartiere di Santo Spirito, i „Rossi“ di Santa Maria Novella, gli „Azzuri“ di Santa Croce e i „Verdi“ di San Giovanni.

Il campo di gioco è da sempre Piazza Santa Croce, proprio sotto gli occhi austeri della statua di Dante Alighieri.
Ai primi di giugno viene montata un’arena con spalti che possono contenere fino a 5000 persone e la piazza viene coperta di sabbia.


Stando ai racconti dei calcianti, entrare in quella piazza suscita probabilmente le stesse emozioni che provavano i gladiatori prima di entrare nell’arena.

Quando gli arbitri chiudono le porte, 27 uomini sfidano altri 27 uomini per 60 lunghissimi minuti, in uno spazio grande poco più della metà di un campo da calcio, in cui tutto è possibile.
La domanda nasca spontanea: „E mai morto qualcuno?“ La risposta, incredibilmente, è „no“, ma nel corso degli anni le autorità hanno cercato di mitigare l’agonismo con alcune regole.
Da qualche edizione sono vietati i calci in faccia, i pugni da dietro e non è più possibile accanirsi sui giocatori a terra.

Nessuno dei calcianti riceva denaro. La squadra vincitrice, oltre al palio, riceve in premio una vacca di razza chianina.Insomma, chi gioca lo fa solo ed esclusivamente per sentirsi parte di una storia che inizia nel Rinascimento.In un mondo in cui i valori dello sport sono sempre più inquinati dal denaro, nel bene o nel male, qualcosa rimane ancorato ai propri principi da più di 500 anni.



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