Samstag, 23. März 2013

La letteratura del duecento


La prima grande figura che incontriamo proprio sulla soglia della nostra letteratura del duecento è quella di San Francesco d’Assisi.
Da San Francesco ci sono giunte alcune operette latine e un cantico, scritto in volgare umbro, conosciuto come il Cantico delle Creature o Il Cantico di Frate Sole, che può essere considerato il testo più antico della letteratura italiana.
Secondo Natalina Sapegno, il tipo di prosa ritmica e ritmata, che nelle divisione irregolare dei versetti, sembra riecheggiare le forme della liturgia non trova rispondenza nella letteratura italiana contemporanea.
Dopo la morte di San Francesco nacque una fiorente letteratura francescana che prosegui anche nel Trecento.

San Francesco d'Assisi, nato Francesco Giovanni di Pietro Bernardone (Assisi, 26 settembre 1182-Assisi, 3 ottobre 1226), è stato un religioso e poeta italiano.
Fondatore dell'ordine che da poi lui prese il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa. È stato proclamato, assieme a Santa Caterina da Siena, patrono principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII.

Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi, la sua tomba è meta di pellegrinaggio per decine di migliaia di devoti ogni anno. La città di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, è assurta a simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i tre grandi incontri tra gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da Giovanni Paolo II nel 1868 e nel 2002, e da Benedetto XVI nel 2011. Oggi, S. Francesco d'Assisi é uno dei santi più popolari e venerati del mondo.

Oltre all'opera spirituale, Francesco, grazie al Cantico delle creature, è riconosciuto come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana

Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, eletto papa nel conclave del 2013, ha assunto il nome pontificale di Francesco in onore del santo di Assisi.

Sonntag, 10. März 2013

Storia della letterature italiana

La storia della letteratura italiana
La storia letteraria di un popolo non è già un elenco delle opere scritte nella lingua nazionale; ovvero una successione di giudizi estetici e di biografie di autore: è invece la rappresentazione della vita spirituale del popolo rintracciata nei canti e nelle funzioni dei suoi poeti, nella meditazione e nelle memorie dei suoi sapienti, insomma nella sua letteratura la quale riflette perciò le vicende della civiltà e l'opera dei fattori che agirono in questa.
(Natalino Sapegno)

La storia della letteratura italiana ha inizio nel Duecento, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie.

Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la Scuola siciliana di Federico II di Svevia Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario è considerato il Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi. La diffusione del messaggio poetico parti dunque dalla contea, e quando usci dai suoi ristretti confini per diffondersi in maggiore libertà nei comuni toscani e a Bologna, fu per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale. Anche quando la Sicilia passò il testimone ai grandi poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quello di Bologna, prima università per antichità e respiro culturale. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale, e furono soprattuto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Marco Anneo Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua, pur nata verso il X secolo d.C., si emancipa completamente dal promiscuità col latino solo nel duecento.

Come scrive Giuseppe Petronio: " Il carattere distintivo che ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua".

"Sarebbe stato impossibile determinare un momento in cui il latino abbia cessato di essere la lingua comunemente usata dal popolo e abbia ceduto il posto alle lingue nuove: sia perché tale trapasso dovette svolgersi diversamente e in diversi tempi nei differenti luoghi, sia perché soprattutto è assurdo scientificamente parlare del nascimento di un linguaggio, il quale non nasce ,ai e non muore bensì continuamente si trasforma".

L'Italia nel periodo romano e la letteratura latina

Nell'VIII secolo a.C. Roma aveva iniziato ad espandersi conquistando, nel corso di alcuni secoli, le varie regioni della penisola italiana, abitate da popoli differenti sia per lingua che per razza, unificandoli e dando così l'avvio ad un letteratura latina che produsse grandi scrittori tra i quali Lucrezio, Catullo, Cicerone, Virgilio, Orazio, Livio, Oviedo e Tacito.
Ma qualche secolo dopo Cristo l'Impero romano iniziò progressivamente a decadere e nel territorio penetrarono popolazioni di razza diverse, prevalentemente di origine germanica, che i Romani chiamarono barbari. Questo portò allo sfasciarsi dell'impero che si divise in diversi stati con storie separate, anche se alcuni di essi rimasero legati tra di loro, sia per il fatto di parlare la lingua latina, sia per il fatto di aver aderito alla religione del Cristianesimo.

L'Italia nel periodo medievale e la letteratura medievale

Con la detronizzazione dell'ultimo imperatore romano, nel 476 d.C., il potere passò a un re barbarico e L'Italia venne soggiogata dai germanici fino al 553 quando, con la battaglia del Vesuvio, L'Impero romano d'Oriente, costituito dai Bizantini, riuscì a rioccupare una parte dell'Italia. Nel 568 però, con la discesa in Italia dei Longobardi, che riuscirono a conquistare un'altra parte della penisola, si assistette ad una divisione politica, amministrativa e linguistica.

In questo periodo la cultura della penisola italiana, sia a causa delle condizioni economiche che si erano notevolmente aggravate, sia per le invasioni barbariche e altre cause, si abbassò notevolmente e la lingua iniziò un'evoluzione diversa secondo le regioni e i differenti strati sociali.

Da una parte ci sono le persone colte, i cosiddetti chierici appartenenti al clero e in un grado di leggere e di scrivere, che continuarono a parlare, e anche a scrivere, in latino e dall'altra le persone non colte, i laici, che, incapaci di leggere e di scrivere, utilizzavano dialetti che avevano un'origine latina ma col passare del tempo andavano sempre più allontanandosi e diversificandosi da essa.

Nacque così in Italia una letteratura nuova composta in latino medievale o  mediolatino che rispecchiava la nuova civiltà: la civiltà medievale.

Come scrive Alberto Asor Rosa "…é dall'intera maturazione di questa ( con tutti i fenomeni linguistici, ideologici e sociologici che l'accompagnano e ne derivano) che si produce a un certo punto una nuova cultura fondata essenzialmente sull'uso dei linguaggi volgari". Quindi si formò un nuovo linguaggio. Il Volgare.

L'Italia del periodo comunale e le letterature in volgare

Con la ripresa economica che si manifestò dopo il Mille e che vide la nascita della città, nacquero dei nuovi ceti cittadini appartenenti agli artigiani, ai mercanti o agli industriali, che, pur essendo laici, sentivano il bisogno di possedere una cultura e di esprimersi in modo letterario. Costoro pertanto iniziarono ad utilizzare i loro dialetti di origine latina, i volgari, per rivolgersi non solamente ai chierici, ma a tutti i laici che erano in grado di comprendere il volgare, spesso se letto o recitato da altri.

I primi scritti in volgare sono di carattere religioso nei quali si obbligano gli ecclesiastici a rivolgersi ai fedeli, nel corso delle prediche, nella loro stessa lingua come viene stabilito da Carlo Magno nell'813 durante il Concilio, di Tours e spesso formule di giuramenti come il Giuramento di Strasburgo del 14 febbraio dell'842, quando si assistette al giuramento di Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico davanti ai propri eserciti, il primo in francese antico e il secondo in francone.

Samstag, 2. März 2013

Cinema


Agli inizi del Novecento, pochi anni dopo l'avvento del cinématographe, il cinema italiano si afferma nel genere muto con pellicole come La presa di Roma, Gli ultimi giorni di Pompei e Cabiria; nello stesso genere  Rodolfo Valentino diviene celebre in America.

Gli anni trenta vedono la nascita del festival del cinema di Venezia e, promossa dal regime, di Cinecittà, imponente struttura all'avanguardia in Europa che favorisce, lo sviluppo del cinema italiano che propone, accanto ai film di propaganda, le pellicole stucchevoli e piccolo borghesi del cinema dei telefoni bianchi.

Nel dopoguerra i registi neorealisti come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Luchino Visconti ottengono importanti riconoscimenti in patria e all'estero. Alla generazione successiva, quella del cinema d'autore, appartengono Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, ai quali si affianca la figura unica e anticonformista di Pier Paolo Pasolini.

Nella seconda metà degli anni cinquanta si sviluppa la commedia all'italiana, con caratteri di satira di costume, con registi come Pietro Germi, Mario Monicelli, Ettore Scola, Luigi Comencini, Dino Risi e Pasquale Festa Campanile; a tale filone appartengono attori affermati come Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Claudia Cardinale, Totò, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Alberto Sordi.

Agli anni sessanta e settanta appartengono il giallo all'italiana, in cui emergono i film di Lucio Fulci e Dario Argento, il cinema politico, con registi come Elio Petri e Francesco Rosi e interpreti come Gian Maria Volonté. protagonista anche dello "spaghetti-western", genere in cui spicca il regista Sergio Leone. A seguire, con l'avvento della televisione commerciale, inizia una crisi del settore che si protrarrà anche negli anni novanta e che nemmeno i 9 premi Oscar vinti da L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci (1988) o quelli assegnati(1a Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore 990), a Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1992) e a La vita è bella di Robeto Begnini (1999) riusciranno a risollevare. Da ricordare anche le figure di Franco Zeffirelli. Ermanno Olmi, Carlo Verdone, Nanni Moretti e Massimo Troisi.

Negli anni duemila ad incassare maggiormente al botteghino sono i cosiddetti film di Natale o cine panettoni, caratterizzati da comicità grossolana, spesso ambientati in luoghi esotici.