Sonntag, 27. Januar 2013

Gioachino Rossini


Un uomo da invidiare; parole di Stendhal

La sua attività ha spaziato attraverso vari generi musicali, ma è ricordato soprattutto come uno dei grandi operisti della storia, autore di lavori famosissimi e celebrati quali "Il barbiere di Seviglia" e "Guglielmo Tell".

La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima opera all'età di quattordici anni); poi-come per iniziare una seconda esistenza -vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina di Passy, con molte pagine di musica ancora da scrivere.

Nato tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il "Cigno di Pesaro"-come fu definito- impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie.

La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe-detto "Vivazza" (morto il 20 Aprile 1839)- fervente sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di Lugo (Ravenna) e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d'occupazione; la madre , Anna Guidarini, era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura. in ragione delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all'altra tra Emilia e Romagna.

Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il restauro del governo pontificio. Ed è proprio a Bologna, dopo aver appreso qualche rudimento dai fratelli Malerbi a Lugo, che si avvicina alla musica ed in particolare allo studio del canto (fu contralto e cantore all'Accademia filarmonica) e della spinetta presso Giuseppe Prinetti, suo primo maestro.

È il 1800 e Rossini ha otto anni; a quattordici (1806), si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia intensamente composizione appassionandosi alle pagine di Haydn e Mozart (è in questo periodo che si guadagna l'appellativo di tedeschino), mostrando grande ammirazione per le opere di Cimarosa e scrive la suo prima opera (Demetrio e Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812).

Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si separerà intorno al 1830.

A neanche vent'anni tre sue opere sono già state rappresentate e il numero, un anno dopo, salirà a dieci. L'esordio ufficiale sulle scene era avvenuto nel 1810 al Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di matrimonio.

Nei vent'anni successivi, Rossini compose una quarantine di opere, arrivando anche a presentarne al pubblico 4 o 5 in uno stesso anno; in occasione delle prime rappresentazioni dei suoi lavori, il pubblico italiano gli riserverà accoglienze controverse. Si passò infatti da straordinari successi (La pietra del paragone, La gazza ladra, Zelmira, Semiramide) ad accoglienze freddine e perfino a clamorosi insuccessi, tra i quali è divenuto storico quello del Barbiere di Siviglia, in occasione della cui "prima" al Teatro Argentina di Roma, nel 1816, vi furono addirittura dei tafferugli, causati con ogni probabilità dai detrattori del Maestro pesarese; l'opera era infatti un grande successo pochi giorni più tardi. Sempre del 1816 è poi l'opera Otello ( da cui sarà ricavata poi parte della musica del Duetto buffo di due gatti, brano per soprano erroneamente attribuito a Rossini).  Dal 1815 al 1822 è il direttore del Teatro di San Carlo di Napoli.

Semiramide (1823) è stata l'ultima opera di Rossini a debuttare in Italia. Dopo la sua rappresentazione il compositore si trasferì a Parigi, dove le sue opere furono accolte quasi sempre in modo trionfale. Guglielmo Tell, rappresentato a Parigi il 3 agosto 1829 con il titolo francese di Guillaume Tell, sarà la suo ultimo opera melodramma. 

Negli ultimi anni egli compose infatti solo pochissimi lavori, tra cui la memorabile Petit messe serenelle.

Rossini, uomo dalle mille sfaccettature , è stato descritto dai numerosi biografi in molte maniere: ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviali bon vivant amante delle buona tavola e delle belle donne; spesso è stato ritenuto afflitto da pigrizia, ma la suo produzione musicale, alla fine si rivelerà incomparabile (sebbene arricchita da numerosi centoni  brani musicati precedentemente e riutilizzati per nuove opere che il compositore prestava a sé stesso  in una sorta di auto-plagio).

Il 15 Marzo 1847 Rossini ottenne dalla Repubblica di San Marino il titolo di nobile e venne altresì proposto, il 10 dicembre 1857, per l'astrazione al patriziato della città di Lugo. 

Rossini smise di comporre per il teatro lirico all'età di trentasette anni, dopo il Guglielmo Tell , ritirandosi dalla mondanità a vita privata.
Nonostante ciò continuò fino all'ultimo a comporre musica, per sé, per Olympe Péllissier (sposata in seconde nozze nel 1846, dopo la morte della Colbran, avvenuta l'anno prima) e per gli amici.

Tra le ultime opere composte occorre ricordare la versione definitiva dello Stabat Matter  (1841) ed innumerevoli brani di musica da camera, sonate e composizioni per pianoforte solo o con voce solista, come le Soirées musicale, pubblicate nel 1835. Nella produzione dell'ultimo Rossini ci sarà inoltre spazio anche per quelli che egli stesso definì autoironicamente i suoi "Péchés de vieillesse", semplici senili debolezze.

Nel 1859 lo Stato Pontificio cominciò  a venire annesso dall'esercito sabaudo a partire dal territorio delle Legazioni. Rossini, che già nel corso della precedente rivoluzione nazionale (1848-1849) aveva ritenuto più prudente lasciare Bologna per Firenze, si stabili stabilmente a Parigi.
L'autore di capolavori come il Barbiere di Siviglia, La Cenerentola, L'Italiana in Algeri, Semiramide, Tancredi, La gazza ladra e Il Conte Ory (solo per citarne alcune) si spense dopo aver lungamente combattuto contro il cancro nella sua villa di Passy, presso Parigi. I francesi - ma non solo - si stavano preparando a festeggiare il suo settantasettesimo compleanno. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero parigino del Père Lachaise e traslate in Italia solo nel 1887: nove anni dopo la morte della Pélissier, su iniziativa del governo italiano. Riposano definitivamente nel "tempio dell'Itale glorie", la Basilica di Santa Croce, a Firenze. Il suo monumento funebre, realizzato da Giuseppe Cassioli, fu inaugurato nel 1900.






Samstag, 12. Januar 2013

Montalcino



 

"La colpa è del Tordo, del Tordo che tarda", diceva una canzoncina italiana degli anni sessanta. 

Ebbene, non andata a fischietarla a Montalcino, in provincia di Siena, l'ultima settimana di ottobre: guai se da queste parti il tordo arriva in ritardo! La Sagra del tordo è infatti un appuntamento fisso che ogni anno, l'ultima domenica di ottobre, attira migliaia di visitatori. Poco importa se il , oggi, non ci lascia più le penne, perché la sagra più popolare di Montalcino dal 1958 è diventata una gara di tiro a bersagli inanimati. 
Quello che conta è che la manifestazione continua a essere il miglior biglietto da visita per un borgo toscano tra i più belli ed esclusivi d'Italia, dove la magica atmosfera medievale si mescola a tradizioni enogastronomiche che hanno nel Brunello, uno dei vini rossi più celebri d'Italia, il loro gioiello più prezioso.
Se state per trascorrere un fin settimana a Montalcino, mettete in valigia la voglia di fare un salto indietro nel tempo e non dimenticate che chi viene a mangiare e bere in queste contrade non se ne vuole più andare. Se a ottobre, come si diceva, c'è la Sagra del tordo, il paesello è meraviglioso tutto l'anno. Un fine settimana ideale prevede innanzitutto l'arrivo in auto o in bicicletta, godendosi le meravigliose campagne della Toscana, fino ad arrivare sulla collina incantata.
Già, perché Montalcino si trova su una collina alta poco più di 500 metri e, da lontano, sembra proprio il paese delle fiabe. Fiabesco, in effetti, è il suo centro storico, che spicca come una gemma nel mare di vigne, oliveti, cipressi e lecci che ammanta la zona.


Certo è che l'abbazia di Sant'Antimo, interamente costruita in onice e alabastro, si presenta come in vero e proprio gioiello dell'architettura romanica lombardo-francese: eccezionali l'abside formata da cappelle radiali, il lungo corridoio interno, i capitelli decorati a forme geometriche, motivi floreali e figure di animali.



A proposito di animali, torniamo al motivo per cui molti turisti vanno a Montalcino proprio in questo periodo: la Sagra del tordo, la competizione di tiro con l'arco che coinvolge i quartieri della cittadina. Si comincia con un corteo di circa 150 figuranti in costumi del Trecento che sfilano per le vie del centro al rullo di tamburo. Si continua con la benedizione degli arcieri sul sagrato della chiesa di Sant'Egidio: si può assistervi e poi sedersi in uno dei vari ristoranti, per gustare pappardelle al cinghiale, zuppa di fagioli e carni alla brace accompagnate dal celebre vino di Montalcino.



Nel pomeriggio c'è la gara: i concorrenti devono colpire bersagli a una distanza sempre maggiore. Per loro, alla fine della giornata, il premio è l'ambita "freccia d'argento"; per noi, la sensazione di aver respirato fino in fondo l'atmosfera di Montalcino.