Samstag, 25. Mai 2013
Il fiume po
Il Po è un fiume dell'Italia settentrionale. La sua lunghezza, 652 km, lo rende il più lungo fiume interamente compreso nel territorio italiano, quello con il bacino più esteso (circa 71 000 km²) e anche quello con la massima portata alla foce, sia essa minima (assoluta 270 m³/s), media (1 540 m³/s) o massima (13 000 m³/s).
Ha origine in Piemonte, bagna quattro capoluoghi di provincia (nell’ordine Torino, Piacenza, Cremona e Ferrara) e segna per lunghi tratti il confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna, nonché tra quest’ultima e il Veneto, prima di sfociare nel mare Adriatico in un vasto delta con 6 rami. Per la maggior parte del suo percorso il Po scorre in territorio pianeggiante, che da esso prende il nome (pianura o valle padana).
In ragione della sua posizione geografica, della sua lunghezza, del suo bacino e degli eventi storici, sociali ed economici che intorno ad esso hanno avuto luogo dall'antichità fino ai giorni nostri, il Po è riconosciuto come il più importante corso fluviale italiano.
Il Po attraversa con il suo corso gran parte dell'Italia settentrionale, da ovest verso est percorrendo tutta la Pianura Padana.
Sulle sue rive abitano circa 16 milioni di persone e sono concentrate oltre un terzo delle industrie e della produzione agricola italiana, così come oltre la metà del patrimonio zootecnico. Ciò rende il Po e il suo bacino una zona nevralgica per l'intera economia italiana ed una delle aree europee con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali.
Corsa del fiume
La sua sorgente si trova in Piemonte in provincia di Cuneo sulle Alpi Cozie e precisamente in Località Pian del Re (comune di Crissolo) ai piedi del Monviso (3.841 m), sotto un grosso masso riportante la targa che ne indica l'origine. Arricchendosi notevolmente dell'apporto di altre innumerevoli sorgenti (non è errato affermare che "il Monviso stesso è la sorgente del Po"), prende a scorrere impetuoso nell'omonima valle.
Da qui sbocca in pianura dopo appena una ventina di km lambendo i territori della città di Saluzzo. In questo tratto vari affluenti arricchiscono la portata del fiume che entra in breve nella provincia di Torino attraversandone lo stesso capoluogo. A Torino il fiume, nonostante abbia percorso solo un centinaio di km dalle sorgenti, è già un corso d'acqua notevole con un letto ampio 200 m e una portata media già prossima ai 100 m³/s.
Con andamento verso est, costeggia poi le estreme propaggini del Monferrato giungendo nella piana Vercellese dove si arricchisce dell'apporto di importanti affluenti come la Dora Baltea e la Sesia. Piegando con corso verso sud, continua poi a lambire in sponda destra il Monferrato in provincia di Alessandria, bagnando le città di Casale Monferrato e Valenza (Italia). Qui funge anche da confine regionale tra Piemonte e Lombardia cominciando ad assumere dimensioni maestose.
Presso Bassignana, il fiume punta definitivamente verso est per merito anche della forte spinta del Tanaro, suo principale tributario di destra. Dopo questa confluenza il Po, ormai possente nella portata (oltre 500 m³/s), entra in territorio lombardo scorrendo in provincia di Pavia. Pochi km a sud del capoluogo pavese il fiume riceve il contributo essenziale del Ticino, suo principale tributario per volume d'acque, diventando così navigabile (grazie alla sua portata ora di oltre 900 m³/s) anche da grosse imbarcazioni sino alla foce.
Dopo questa confluenza il fiume prende a scorrere per parecchi km nella zona di confine tra Lombardia e Emilia-Romagna, bagnando città importanti come Piacenza e Cremona, scorrendo all'interno della provincia di Mantova, ricevendo contributi notevoli dagli affluenti alpini Adda, Oglio e Mincio e moltissimi altri fiumi minori provenienti dall'Appennino che ne accrescono la portata ad oltre 1.500 m³/s.
Giunto infine nella zona di Ferrara il fiume scorre "pensile" sul confine tra Veneto (provincia di Rovigo) ed Emilia-Romagna, nella regione storica del Polesine.
Qui il fiume inizia il suo ampio delta (380 km²), dividendosi in 5 rami principali (Po di Maestra, Po della Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca e Po di Goro) e 14 bocche; un ulteriore ramo secondario (il Po di Volano) che attraversa la città di Ferrara, è ora inattivo. Il grande fiume sfocia quindi nel Mare Adriatico, attraversando territori appartenenti ai Comuni di Ariano nel Polesine, Goro, Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro.
Il delta del Po, per la sua grande valenza ambientale, è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Nel suo corso in pianura il Po si divide spesso in diversi rami formando diverse isole fluviali, la più grande delle quali (escludendo quelle presenti alla foce) è l'Isola Serafini, situata nei pressi della foce dell'Adda a Castelnuovo Bocca d'Adda, ma estesa circa 10 km² all'interno del comune di Monticelli d'Ongina.
Complessivamente il Po attraversa (dalla sorgente alla foce) 13 province: Cuneo, Torino, Vercelli e Alessandria (regione Piemonte), Pavia, Lodi, Cremona e Mantova (regione Lombardia), Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara (regione Emilia-Romagna) e Rovigo (regione Veneto). Sono 183 i comuni rivieraschi (che toccano le sponde del fiume) appartenenti alle 13 province rivierasche del Po
Autorità sul fiume
Fino alla riforma attuata nel 2002, il Po e i suoi affluenti erano soggetti all'autorità del Magistrato per il Po, un organo del Ministero dei lavori pubblici con sede a Parma, istituito nel 1955, dopo la catastrofica alluvione del 1954, per coordinare e, dal 1962, unificare le competenze dei vari organi competenti. Peraltro, già nel 1806 Eugenio di Beauharnais, Viceré d'Italia, aveva istituito un Magistrato civile per lavori generali che riguardano il grande sistema del Po.
In seguito alla riforma del 2002, correlata al decentramento di funzioni dallo Stato alle regioni, l'intero Bacino del Po è stato affidato ad un'agenzia interregionale denominata Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO, anch'essa con sede a Parma, alla quale sono state trasferite le competenze del vecchio Magistrato con in più alcune nuove competenze sulla navigazione interna.
L'AIPO è un ente strumentale di quattro delle Regioni che compongono il bacino del Po: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La Regione Valle d'Aosta e le province Autonome di Trento e Bolzano usufruiscono di speciali uffici locali. La Regione Liguria e la Regione Toscana affidano la gestione dei corsi d'acqua del bacino ricadenti nei loro territori all'AIPO mediante "protocolli d'intesa" e particolari "convenzioni".
L'attività di pianificazione del bacino è curata dall'Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo), organismo misto Stato-Regioni. L'AIPO attua la pianificazione redatta dall'AdBPo mediante attività di programmazione degli interventi e gestione dei corsi d'acqua, oltre al "servizio di piena", mediante 12 sedi periferiche che coprono l'intero bacino: da ovest verso est, Torino, Alessandria, Pavia, Milano, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio nell'Emilia, Mantova, Modena, Ferrara e Rovigo.
Sonntag, 19. Mai 2013
Giambologna
"Havendo messo il mio studio più nel fare che nel dire….". Giambologna
"Giambologna fu dopo Michelangelo, il massimo scultore del suo secolo e anche le sue opere furono scolpite o gettate in bronzo a Firenze e per Firenze, i bronzetti prodotti dalla sua bottega trasformarono il suo stile in un idioma universale". Questa frase è di John Pope-Hennessy , ed è perfettamente vero.
Dopo il Buonaroti e prima del Bernini, per un arco di tempo lungo quasi un secolo, lo stile del Giambologna divenne in tutta Europa - da Parigi a Vienna, da Praga a Madrid - lo stile ufficiale delle Academie, delle Corti e delle Chiese. Divenne cioè, come dice John Pope-Hennessy, un vero e proprio "idioma universale". I contemporanei furono affascinati dalla prodigiosa abilità tecnica del Giambologna non meno che dalla sua proposta stilistica in felice equilibrio fra verità e artificio, fra natura e astrazione. Il massimo della mimesi illusionistica nel massimo della sublimazione concettuale e della pregnanza simbolica. Così potremmo definire la maniera del Giambologna e furono questi gli aspetti del suo stile che affascinarono i contemporanei, nell'Europa della Controriforma e degli assolutismi.
Si pensi alla fortuna che incontrarono i suoi modelli canonici. La scultura in bronzo del granduca Cosimo I, collocata in Piazza della Signoria nel 1595, divenne il prototipo della statua equestre celebrativa, l'archetipo della icona bronzea " di Stato" da piazzare nel cuore della città, accanto al Palazzo del Potere, al fine di incutere nei sudditi stupore, timore, reverenziale ammirazione. E infatti a quella statua si ispirarono gli allievi del Giambologna nelle loro più significative imprese europee; Pietro Francavilla a Parigi per il monumento di Enrico IV di Francia,Pietro Tacca a Madrid, per le statue equestri dei re di Spagna Filippo III e Filippo IV. Possiamo dire che la statuaria equestre celebrativa prodotta in Europa nelle Americhe fra XVII e XIX secolo deve al cavallo del Giambologna più di quanto non debba al Marco Aurelio o al Gattamelata. Il successo internazionale del Giambologna è stato così grande ed è durato così a lungo che - notava lo Avery, ultimo monografo dello scultore - il Mercurio volante concepito a Bologna nel 1563 e soprattutto conosciuto nella variante conservata al Bargello è stato adottato, ai nostri giorni, dai francobolli delle Poste Aeree Australiane.
Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne (Douai, 1529 – Firenze, 1608), è stato uno scultore fiammingo attivo in Italia, in particolare a Firenze.
Questa prima fase dell'educazione artistica dello scultore era forse poco nota anche ai suoi principali biografi, Raffaello Borghini e Filippo Baldinucci, i quali attribuirono maggiore importanza al soggiorno di Giambologna a Roma, dove egli arrivò nel 1550 per studiare le statue antiche nelle collezioni private e le opere dei moderni, in particolare quelle di Michelangelo.
Nel 1552 Giambologna si trasferì a Firenze, trovando ospitalità e protezione nella casa di Bernardo Vecchietti, uomo colto, raffinato e grande collezionista, per il quale egli eseguì le sue prime opere fiorentine, tra cui una Venere in marmo andata perduta, ma della quale esiste un modellino in bronzo conservato al Museo Nazionale del Bargello, in cui si vede la dea inginocchiata nell'atto di asciugarsi.
L'amicizia con il nobile fiorentino fu decisiva per Giambologna perché fu proprio lui a introdurlo nella corte medicea, presentandolo al futuro granduca Francesco I.
Donnerstag, 9. Mai 2013
Brindisi
Brindisi è un comune italiano di 89'610 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Puglia.
Importante centro del Salento nell'Italia meridionale, la città ha rivestito storicamente un importante ruolo commerciale e culturale, dovuto alla sua fortunata posizione verso Oriente e al suo porto naturale, ancora esistente, sul mare Adriatico.
Il comune è membro dell'area vasta brindisina di cui é capofila.
Con un valore aggiunto pro capite pari a 25'037 nel 2009 die Euro Brindisi è al 5 posto tra i comuni della Puglia.
Geografia fisica
Brindisi sorge su un porto naturale, un'insenatura che si incunea profondamente nella costa adriatica del Puglia. All'interno dei bracci più esterni del porto vi sono le isole Pedagne, un arcipelago minuscolo attualmente non visibile perché utilizzato per scopi militari. (Gruppo scuole Onu, base realizzata ai tempi dell'intervento in Bosnia). Presentando una morfologia del territorio pianeggiante, l'intero territorio comunale rientro nella Piana di Brindisi si caratterizza per l'elevata vocazione agricola dei suoi terreni. Si trova nella parte nord-orientale della pianura salentina, a circa 40 km dalla valle d'Ittrio e quindi dalle prime propaggini delle basse Murge. Poco distante dalla città si trova la Riserva Marina Naturale del WWF di Torre Guaceto. Il Mar Ionio si trova invece a circa 45km.
Le origini del nome
Il toponimo latino Brundisium, attraverso il greco Brentesion, ricalca il vocabolo messapico Brention: testa di cervo.
Il nome della città sembra, quindi, riferirsi alla forma del porto che richiama la forma della testa dell'animale.
Lo stemma
Lo stemma della città Brindisi, trae origine da alcune caratteristiche peculiari dell'antica città di Brindisi, alcune di esse ancora oggi visibile. La testa di cervo deriva dal toponimo messapico della città "Brention", toponimo ispirato dalla forma del porto cittadino, che ricorda, appunto, le ramificazioni delle corna di un cervo: ciò è chiaramente visibile ancora oggi nelle foto satellitari, che evidenziano i due seni, di levante e di ponente, in cui il porto è diviso. Nello stemma sono inoltre presenti le cosiddette "colonne terminal" della Via Appia, visibili oggi in cima a quella che è comunemente denominata la " Scalinata Virgilio".
Abonnieren
Posts (Atom)