Sonntag, 23. Juni 2013

La Sardegna



La Sardegna è la seconda isola più estesa del mar Mediterraneo e una regione italiana a statuto speciale la cui denominazione ufficiale è Regione Autonoma della Sardegna. Lo Statuto Speciale, sancito nella Costituzione del 1948, garantisce l'autonomia amministrativa delle istituzioni locali a tutela delle peculiarità linguistiche e geografiche. Con 1'639'942 abitanti distribuiti in 8 province 3 377 comuni, si posiziona terza in Italia per superficie. La Sardegna é per estensione la seconda isola del Mediterraneo, dopo la Sicilia, e la terza regione italiana, sempre dopo la Sicilia è il Piemonte. Gli abitanti sono 1,68 milioni per una densità demografica di 69 abitanti per km2.

Nonostante l'insularità attenuata solo dalla vicinanza con la Corsica, da cui è separata dalle Bocche di Bonifacio, la posizione strategica al centro del mar Mediterraneo occidentale ha favorito sin dall'antichità i rapporti commerciali e culturali, come gli interessi economici, militari e strategici. In epoca moderna molti viaggiatori e scrittori hanno esaltato la bellezza della Sardegna, immersa in un ambiente ancora incontaminato con diversi endemici e in un paesaggio che ospita le vestigia della civiltà nuragica.

Più dell'80% del territorio è montuoso o collinare per un'estensione complessiva di 16.352 km2, dei quali il 67,9% è formato da colline e da altopiani rocciosi. Alcuni di questi sono assai caratteristici e vengono chiamati giare o gollei se granitici o basaltici, tacchi o tonneri se in arenaria o calcarei. Le montagne sono il 13,6% del territorio e sono formate da rocce molto antiche e livellate dal lento e continuo processo di erosione. 

Le zone pianeggianti occupano il 18,5% del territorio; la pianura più estesa è il Campidano che separa i rilievi centro settentrionali  dai monti dell'Iglesiente, mentre la piana della Nurra si trova nella parte nord-occidentale tra le città di Sassari, Alghero e Porto Torres. 

I fiumi hanno prevalentemente carattere torrentizio. I più importanti sono il Tirso, il Flumendosa, il Coghinas, il Cedrino, il Temo, il Flumini Mannu. I maggiori sono sbarrati da imponenti dighe che formano ampi laghi artificiali utilizzati principalmente per irrigare i campi, tra questi il bacino del lago Omodeo, il più vasto d'Italia. L'unico lago naturale è il lago di Baratz situato a nord di Alghero.

Il clima mediterraneo è tipico di gran parte della Sardegna. Lungo le zone costiere, dove risiede la gran parte della popolazione, grazie alla presenza del mare si hanno inverni miti con le temperature che scendono raramente sotto le zero. Le estati sono calde e secche, caratterizzate da una notevole ventilazione. Anche nelle zone interne pianeggianti e collinari il clima è tipicamente mediterraneo, anche se a causa della maggior lontananza dal mare si registrano temperature invernali più basse ed estive più alte rispetto alle aree costiere. Nelle zone più interne, come gli altopiani e le vallate spesso incastonate tra i rilievi, il clima acquista caratteri continentali, con forti escursioni termiche; qui risultano particolarmente basse le minime invernali in caso di inversione termica, con temperature che possone scendere anche al di sotto dei-10/-12 OC.
Sui massicci montuosi, invece, nei mesi invernali nevica frequentemente e le temperature scendono sotto lo zero.

La Sardegna inoltre è una regione molto ventosa. I venti dominanti sono il maestrale e lo scirocco. 

In Sardegna si parlano diverse lingue romanze: oltre all'italiano, spesso espresso dai locatori nella sua variante regionale, la lingua più diffusa nell'isola è il sardo, considerata la più conservativa tra le lingue neolatine. 


Carnevale tra estasi e mistero

La prima volta compaiono al calar del sole, alla luce del fuochi: sono maschere nere, dall'espressione triste, accompagnata dal suono di campanacci sistemati con matematica precisione, dai più grandi ai più piccoli, sul dorso coperto dalle pelli di una pecora nera. Avanzano con passo cadenzato, ritmico, quasi ipnotico, fra le case in pietra del paese, come animali muti, presi prigionieri.
Soni i Mamuthones, simboli del Carnevale di Mamoiada (Nuoro) e dell'interna Barbagia, accompagnati dagli Issohadores, che indossano uno sgargiante corpetto rosso e una maschera bianca e stringono nelle mani una fune, su soha, che fanno roteare abilmente sulla folla. La scena sembra alludere a una rappresentazione tragica, anche se l'atmosfera della festa prende il sopravvento. Si suona e si balla e, a ogni tappa delle maschere in corteo, si offrono cibi caldi e profumati, carne arrosto, dolci di pasta di mandorle e miele, tazzine colme di vino rosso.

Sembra ancora valido l'invito fatto nel 1954 dallo scrittore Salvatore Cambosu: "Se vuoi un Carnevale che non ce n'è un altro su tutta la terra, vattene a Mamoiada. Vedrai l'armento con maschere di legno, l'armento muto e prigioniero, i vecchi vinti, i giovane vincitori: un Carnevale triste, un Carnevale delle ceneri, storia nostra d'ogni giorno, gioia condita con un po' di fiele e aceto, miele amaro". Nel 2013 il Carnevale si svolge dal 7 al 12 febbraio, dal giovedì al martedì grasso.sono maschere nere, dall'espressione triste, accompagnata dal suono di campanacci sistemati con matematica precisione, dai più grandi ai più piccoli, sul corso coperto dalle pelli di una pecora nera. Dai monti della Barbaia fino alla costa occidentale si consuma allora in Sardegna il rito del Carnevale più scenografico e misterioso del Mediterraneo. La sua genesi, secondo alcuni studiosi, va ricercata nei riti dedicati a Dioniso, dio dell'estasi e dell'energia vitale, venerato in forma di toro, fatto a pezzi dai Titani e poi risuscitato da Zeus, suo padre. 
Il Mamuthone, altro non sarebbe, dunque, che la raffigurazione del dio, e il Carnevale, nelle sue diverse forme, una rappresentazione della sua passione e morte. Per capirci qualcosa in più visitate il Museo delle Maschere mediterranee di Mamoida, con un interessante percorso guidato fra le maschere e il significato del Carnevale festeggiato nella provincia Nuoro:
a Gavoi, dove si radunano centinaia di tamburini che rimbombano all'unisono per il paese il giovedì grasso;
a Fonni, con la maschera di s'urthu (l'orso), che indossa pelle di caprone e ha il viso annerito dalla cenere; 
a Austis, dove i terrificanti Colonganos procedono con solennità quasi mistica, indossando maschere nere decorate con pelli di volpe, di martora, fronde di corbezzolo intrecciate, al suono di un carico di ossa bovine che pendono dalle spalle;
a Ottana, con il travestimento grottesco di sos merdules, vestiti di pelli e abiti logori, con una maschera lignea dai tratti deformi, e di sos boes, con le lunghe corna intagliate nel legno e ravvivate da sgargianti decorazioni.

Anche sulla costa occidentale, a Oristano, smessi gli abiti pastorali e le maschere zoomorfe, il Carnevale si festeggia a cavallo. Si corre la Sartiglia, giostra equestre in cui i cavalieri tentano di infilare con la spada una stella che penzola sulla pista, traendone auspici per l'anno agricolo, ma soprattutto dando sfoggio di abilità. Sfrenata e temeraria è sa carrela'e nani di Santu Lussurgiu, borgo poco distante da Oristano. Qui, fra le alte mura delle case in pietra, abili cavallerizzi lanciati al galoppo si sfidano in pariglie rasentando la folla, in una dimostrazione avvincente di destrezza.
Meno di 20 km più a sud c'è un altro Carnevale da non perdere, quello di Seneghe. Per arrivarci, si attraversano boschi e colline, cascate, nuraghi, chiese romaniche e borghi ben conservati: a Paulilatino c'è il Nuraghe Losa; fra i boschi di San Leonardo, la chiesetta omonima; a Bonacardo il santuario della Madonna di Bonacattu, che risale al VII secolo. Fra gli oliveti secolari, ecco il paese di Seneghe, dove va in scena il Carnevale danzato, che culmina nel Ballo della Stella, nella piazza del paese. Il mare è vicino, costeggiato dalla strada panoramica che porta verso nord: si attraversano campagne coltivate, vigneti del vino malvasia e si arriva a Bosa, con le sue case colorate che digradano dal castello al mare. È qui che il martedì grasso, il Carnevale morente sembra rinascere, acclamato da adulti e bambini che, vestiti di lenzuola bianche e con una laterna in mano, vanno in cerca del suo spirito, cantando e ballando fino a notte fonda.




Samstag, 15. Juni 2013

La Scala dei Turchi


Tutti sanno che il mondo è fatto a scala, ma forse non tutti sanno che al mondo c'è una scala quasi perfetta, costruita dalla natura e non dall'uomo. 
Guardate con i vostri occhi: l'incredibile Scala dei Turchi si trova in Sicilia, in provincia di Agrigento. Parte dal mare, punta dritta verso il cielo ed è talmente bianca e perfetta nelle geometrie che è quasi un'eresia chiamarla "scogliera". Il paese che ha la fortuna di avere la celebre scalinata si chiama Realmonte e non è lontano dalla più nota Porto Empedocle. I suoi abitanti spiegano orgogliosi che della scala si parla spesso nei romanzi del commissario Montalbano e che l'Unesco ha una mezza idea di inserirla nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità.
Intorno alla Scala dei Turchi esistano due storie, una geologica e l'altra leggendaria. La prima dice che questo mirabile sperone roccioso è fatto interamente di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, caratterizzata appunto da quel colore bianco accecante che mette in seria difficoltà anche i fotografi più abili a giocare con la luce.La seconda storia ci riporta alle invasioni moresche, che imperversavano da queste parti nel Cinquecento, con i "Turchi" (così chiamati erroneamente) che si accostavano con i loro vascelli alla falesia e si inerpicavano su per la candida scalinata. Niente di che, intendiamoci, nessuna fatica particolare per gli invasori: allora come oggi, infatti, gli scalini non sono spigolosi e ripidi, tutto l'insieme è dolcemente ondulato. Il che consente ai numerosi turisti e bagnanti di Realmonte di lasciare la spiaggia e, possibilmente nelle ore meno calde della giornata, di avventurarsi fino in cima alla Scala dei Turchi, da dove si può ammirare uno splendido panorama che arriva fino a Capo Rossello, lungo la costa agrigentina.